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I CONTI DEL PAESE. Manovra da 50 miliardi Il Colle: altri chiarimenti

Eugenio Fatigante mercoledì 6 luglio 2011
Cresce la manovra economica triennale, il cui "conto" finale si approssima ai 50 miliardi di euro. E, in modo direttamente proporzionale, non si attenua l’attenta valutazione degli uffici del Quirinale. Giorgio Napolitano ancora non ha firmato il testo: una volta risolto il caso della norma "salva-Fininvest", il presidente sarebbe ancora in attesa di risposte dal governo su due punti in particolare (secondo quanto trapelato da fonti della maggioranza), cioè le "quote latte", per le quali le bozze circolate prima del varo contemplavano la sottrazione ad Equitalia del compito della riscossione in caso di mancato pagamento delle relative multe, e la nuova veste data all’Ice, con il passaggio dal ministero dello Sviluppo economico a quello degli Esteri e un parallelo, drastico ridimensionamento. Il governo sta lavorando per superare questi ultimi ostacoli.La manovra, pertanto, si può dire che sia ancora ai blocchi di partenza. Per oggi, una volta superate le ultime nubi, è comunque attesa la firma del Colle, dopo la quale il decreto dovrebbe arrivare in Gazzetta Ufficiale. Poi comincerà la maratona parlamentare, per la quale sono stati già decisi i tempi del primo passaggio, al Senato: il decreto-legge sarà al vaglio delle commissioni la settimana prossima, da martedì 12 a venerdì 15, ed è poi atteso in aula dal 19 luglio, dove quasi sicuramente verrà posta la fiducia.Intanto sono state diffuse le cifre ufficiali della manovra. Si è scoperto così che il conto per avvicinare il pareggio di bilancio nel 2014 è diventato più "salato". Sfiora ormai i 50 miliardi di euro fra risparmi di spesa e maggiori entrate, tra le quali spicca la "mazzata" da 8,8 miliardi per il bollo sull’imposta di bollo per chi ha un "dossier titoli", che in pratica da sola vale quasi un quinto dell’intera manovra: il gettito di questa voce è previsto in 721 milioni quest’anno (con il bollo in salita a 120 euro) e in 1,31 miliardi nel 2012, per poi balzare a 3,58 miliardi nel 2013 e a 2,4 nel 2014, quando questo tributo salirà a 150 o addirittura a 380 euro, a seconda dell’entità del valore del "portafoglio" titoli.La manovra servirà a correggere il deficit "soltanto" per oltre 43 miliardi nei prossimi 4 anni, ma in realtà solo negli ultimi due, visto che nel biennio 2011-2012 si limiterà invece a ricavare circa 6,1 miliardi di maggiori entrate (1,8 miliardi quest’anno, fra tasse e giochi, e 4,3 nel prossimo) che andranno però a finanziare nuove spese e appostamenti di fondi per un importo quasi equivalente, senza provocare grossi impatti sul deficit.A fotografare l’impatto della manovra pluriennale sono le tabelle che accompagnano il decreto. La correzione del deficit, come detto, parte dal 2013, quando sia le entrate sia le spese andranno nella stessa direzione del miglioramento dei conti: le maggiori entrate sono pari a 7 miliardi, i tagli di spesa a 10,8 miliardi, per un totale di 17,8 miliardi di miglioramento del disavanzo. Lo stesso accade l’anno successivo: le maggiori entrate nel 2014 si attestano a 6,1 miliardi, i tagli a 18,7 miliardi, per un totale di 25,4 miliardi di correzione del deficit.Nel complesso, la manovra peserà sulla sanità per 7,5 miliardi (2,5 nel 2013 e 5 nel 2014, anno per il quale è previsto l’arrivo di ulteriori ticket) e sui ministeri per quasi 11 miliardi, con il picco (5 miliardi) nell’ultimo anno, il 2014, quando il maggior contributo (per 1,9 miliardi) dovrebbe venire proprio dal dicastero che si occupa dello Sviluppo, quello oggi guidato da Paolo Romani. Questo prima che la spending review promessa da Tremonti e il passaggio dalla spesa storica ai costi standard facciano sentire i loro effetti.Pesanti saranno le ricadute pure sugli enti locali: da loro sono attesi, nell’ultimo biennio, altri 9,6 miliardi, solo in minima parte compensati da un beneficio di 200 milioni per le Regioni e gli enti locali dal bilancio "virtuoso". In particolare per le Regioni i tagli saranno pari a 2,4 miliardi (800 milioni nel 2013 e 1,6 miliardi nel 2014); a 3 miliardi per i Comuni (1 miliardo nel 2013 e 2 nel 2014); a 1,2 miliardi per le Province (400 milioni nel 2013 e 800 nel 2014) e a 3 miliardi per le Regioni e le Province a statuto speciale (1 miliardo nel 2013 e 2 l’anno successivo).La stretta sul pubblico impiego è valutata in un apporto di 1,5 miliardi. Tagli, infine, per il "fondo Letta", gestito direttamente da Palazzo Chigi per il sostegno all’economia reale: perderà oltre 3,5 miliardi fra il 2012 e il 2020. I tagli ai fondi per i partiti presentano invece tre zero in meno delle altre grandi cifre: non più di 7,7 milioni l’anno, a partire dal 2013.