Governo. Intesa sulla manovra, deficit al 2,4% per 3 anni. Quota 100 per le pensioni
Luigi Di Maio e i ministri del M5s si sono affacciati dalle finestre di palazzo Chigi per salutare il gruppo di manifestanti che stanno festeggiando davanti palazzo Chigi (Ansa)
Una guerra di posizione estenuante, condotta fino all’ultimo momento utile e conclusa solo a obiettivo raggiunto: sarà del 2,4% il deficit programmatico dell’Italia in rapporto al Pil nel 2019, indicato nella Nota di aggiornamento al Def varata dal governo. A tarda sera M5s e Lega cantano vittoria: era quella la soglia richiesta dal «fronte della spesa» guidato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il livello necessario ad assicurare al governo i margini per finanziare già nella prossima legge di bilancio le riforme promesse, dalla quota 100 sulle pensioni, al reddito di cittadinanza agli sgravi fiscali. Un deficit molto più alto di quell’1,6% su cui si era attestato fin dall’inizio il ministro dell’Economia Giovanni Tria – disposto a salire eventualmente solo di pochi decimali per evitare la rotta di collisione con l’Europa e la zona rischio sui mercati finanziari.
Sul carta, rispetto allo 0,8% del deficit tendenziale indicato nel Def dell’aprile scorso ci sono 27-28 miliardi in più da mettere sul piatto. E rispetto alla soglia indicata da Tria, il governo si è assicurato una maggiore flessibilità per 13-14 miliardi. Nei fatti saranno però un po’ meno, perché il rallentamento del Pil rispetto alla previsioni e l’aumento dello spread, cioè della spesa per gli interessi su del debito, hanno già accorciato di qualche miliardo la coperta. E anche se un’altra dozzina servirà a eliminare degli aumenti Iva delle clausole di salvaguardia restano comunque molti soldi da spendere.
«Ci sono 10 miliardi per il reddito di cittadinanza» , una misura con la quale «restituiamo un futuro a 6,5 milioni di persone», esulta Di Maio dopo l’ultimo decisivo vertice, raccontando di una «finanziaria del popolo che cancella la povertà» . Il leader del M5s, uscito come vincitore da questo braccio di ferro, annuncia che ci sono anche i fondi per il «via libera alla pensione di cittadinanza» e il «superamento della legge Fornero – chi ha lavorato una vita potrà andare in pensione liberando posti di lavoro per i giovani», per poi aggiungere che «non restano esclusi i truffati delle banche, che saranno risarciti con 1,5 miliardi», più di quanto previsto.
La partita sul deficit ieri è rimasta a lungo in stallo, con le posizioni di partiti e Mef cristallizzate, e rischiato di risolversi con una rottura che avrebbe potuto portare alle dimissioni di Tria. Il pronostico di un compromesso "aritmetico", intorno alla linea del 2% non è stato rispettato. In attesa di conoscere i dati sul Pil e le altre previsioni macroeconomiche inseriti nella Nadef, il raggiungimento degli obiettivi indicati dal ministro dell’Economia, ovvero una riduzione anche minima del debito pubblico e un non peggioramento del deficit strutturale (quelle decisivo agli occhi di Bruxelles) appaiono a forte rischio. Nella bozza del Piano nazionale riforme, che il governo deve varare contestualmente all’aggiornamento al Def, predisposto dal Tesoro è sottolineata la necessità della riduzione del debito pubblico e di una politica economica che non può «prescindere dalla sostenibilità delle finanze pubbliche».
D’altra parte però il documento «opta per un miglioramento del saldo strutturale più graduale sulla base della considerazione che un aggiustamento di 0,6 punti percentuali di Pil all’anno implicherebbe un’eccessiva stretta fiscale». Nel Def di aprile il saldo strutturale era visto scendere dall’1% allo 0,4% in parallelo a un indebitamento netto in calo dall’1,6 allo 0,8% nel 2019. Con il nuovo dato del 2,4% programmatico sarà difficile rispettare anche quella diminuzione dello 0,1% che l’Europa considera la quota minima per non aprire le ostilità. Si vedrà nelle prossime settimane. La bozza del Pnr annuncia un «provvedimento di pace fiscale che coinvolgerà i contribuenti con cartelle esattoriali e liti fiscali fino a 100mila euro», e cita l’introduzione delle «pensioni di cittadinanza» ma non del reddito. Una bozza già superata.