Attualità

Roma. Anche una parte del mondo cattolico scenderà in piazza per l'Europa della pace

Marco Iasevoli sabato 15 marzo 2025

Manifestanti in Piazza del Popolo

Europa vuol dire pace e democrazia. E l’investimento in difesa non può prescindere da una integrazione politica autentica, tornando nel solco tracciato dai padri fondatori. Anche un pezzo importante del mondo cattolico sarà oggi in piazza a Roma, con una “piattaforma” e parole d’ordine autonome e autorevoli, che trovano fondamento in un europeismo di lunga data, distinto e distante da ogni forma di strumentalizzazione e polemica partitica.

A confermare una mobilitazione reale, dopo le diverse prese di posizione dei giorni scorsi da parte di molte sigle dell’associazionismo cattolico, è il Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali. L’organismo presieduto da mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, e che ha come segretario Sebastiano Nerozzi, docente alla Cattolica, ha ieri diramato una nota in cui, esprimendo «preoccupazione per il deterioramento che nelle ultime settimane si registra sul piano delle relazioni economiche e politiche internazionali», sostiene «tutte quelle iniziative trasversali e non partitiche che manifestino il desiderio degli italiani di difendere la democrazia, la pace e la cooperazione internazionale in Europa e nel mondo». Per il Comitato delle Settimane sociali, «le radici cristiane dell’Europa chiedono una responsabilità attiva» dei credenti, in particolare nella realizzazione di quella «Camaldoli Europea» proposta dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, durante l’ultimo Consiglio permanente.

Manifestanti in Piazza del Popolo - Ansa

Gli organizzatori delle Settimane sociali chiedono di «depurare il linguaggio dalle scorie della violenza e della prevaricazione», e in riferimento all’Ucraina si augurano le ostilità cessino nel «rispetto per la autodeterminazione» dei popoli. Il Comitato mette anche in guardia da «un contesto in cui la crescente produzione e il commercio di armamenti alimentano conflittualità sempre più aspre». E la risposta è «un sistema di relazioni internazionali basato su istituzioni multilaterali rappresentative di tutti i popoli». Per queste alte finalità, occorre che «l’Europa ritrovi le ragioni della propria unità». Per l’organismo che organizza le Settimane sociali, inoltre, «una corsa disordinata agli armamenti da parte dei singoli Stati rischia di generare un grande spreco di risorse a detrimento delle politiche sociali, ambientali, sanitarie di cui l’Europa ha urgente bisogno».

Giovedì, invece, era stata l’Azione cattolica italiana, la più grande associazione laicale nazionale, ad aderire alla piazza, con un comunicato che faceva seguito ad un editoriale del presidente Giuseppe Notarstefano ospitato da Avvenire. Anche per l’Ac la priorità è «una unione politica dell’Europa, non un semplicistico e miope rafforzamento degli Stati nazionali nella logica di un riarmo senza un reale progetto comune». Perciò l’Ac si augura «una piazza piena di popolo e di bandiere europee, un segnale forte per ribadire che solo uniti si può affrontare il futuro con speranza».

Anche le Acli hanno espresso segni di adesione alla piazza. Ma i primi a muoversi sono stati gli scout dell’Agesci, che già il 5 marzo annunciava la presenza alla manifestazione convocata dal giornalista Michele Serra. «Come guide e scout vogliamo riflettere e agire insieme per costruire un’Europa migliore, che si basi sulla pace, sulla solidarietà e la democrazia», la dichiarazione di accompagnamento dei presidenti Roberta Vincini e Francesco Scoppola. È dei giorni scorsi anche l’intervento della Gioventù federalista europea, che chiede un processo di integrazione completo, senza ulteriori indugi. Un appello siglato anche da Movimento europeo giovani, One hour for Europe, Base Italia, Giovani delle Acli, Giovani di Ac, Legambiente, Eduxo, Eumans, Natura comune.

In piazza un fronte che ha una posizione ancora più ferma e radicale contro il riarmo. La nota di adesione di Focsiv e Associazione ong italiane (Aoi) ripete che «la guerra non la vince nessuno, la pace invece la possono vincere tutti e tutte». Per la Fondazione Perugia-Assisi in piazza del Popolo si deve reclamare «un’Europa che riscopre ciò per cui è stata creata: la pace».