Attualità

Lucca. Mamma a 63 anni con la fecondazione assistita a Kiev. Ma che record è?

Antonella Mariani giovedì 6 giugno 2024

Un reparto maternità

Le cronache dicono che il suo ginecologo aveva cercato di dissuaderla. Ma lei non si è arresa e non ha prestato ascolto a nessuno. Né ai consigli dei medici né alla legge italiana. E nemmeno alla guerra, né, forse al caro vecchio e oggi desueto buon senso. Così la signora Flavia A. è andata due volte a Kiev a provare ad avviare una gravidanza con la fecondazione assistita: dopo un primo fallimento, nei giorni scorsi è nato un bebè di 2 chili. Un bambino che godrà dell'affetto indiscusso di una mamma che potrebbe essere tranquillamente una nonna: 63 anni e 7 mesi.

La donna, per molti anni bibliotecaria a Viareggio, a quanto riferiscono le cronache non ha un compagno, né parenti stretti: sarà lei, sola, ad accudire il bambino, nato lunedì scorso, con un taglio cesareo alla 31ma settimana di gestazione. Accanto a sé avrà il ginecologo Andrea Marsili, che l'ha accompagnata in questo percorso che ha portato la puerpera ad affidarsi a una clinica ucraina, ben più disinvolta di quelle italiane per le quali vige il limite dei 50 anni per accedere alla Pma (Procreazione medicalmente assistita). In Ucraina la carta di credito vale più di ogni limite, e la signora Flavia è stata accolta a braccia aperte dalla Biotex, divenuta famosa in tutto il mondo all'inizio del 2022, allo scoppio della guerra, per aver "stoccato" decine di bambini nati da utero in affitto in un albergo in attesa dell'arrivo delle famiglie straniere che li avevano commissionati. Il figlio della donna toscana è frutto di un embrione concepito dai gameti di due giovani, un bagnino e una maestra di nuoto, spiegano ancora le cronache. Il ginecologo spiega a La Stampa che l'impianto era stato di due gemelli, ma uno dei due si è "spento" dopo poche settimane di gestazione.

Flavia A. ha acquisito il primato di essere la donna italiana più anziana ad aver partorito: un record assai controverso, che in precedenza era stato di Rosanna Della Corte, che di anni ne aveva 62 quando nel 1994 diventò mamma di un bambino a lungo desiderato dopo la morte in un incidente di un figlio adolescente.

Al di là delle classifiche e dei pseudo-record, il caso di Viareggio - che poi caso non è, ma un bambino in carne e ossa che quando compirà 12 anni avrà una madre di 75 - solleva alcuni interrogativi.

Posto che un uomo può diventare padre anche in età avanzatissima, la donna ha invece limiti di natura, segnati inequivocabilmente dalla menopausa. Se questa avviene in un'età naturale, cioè intorno ai 50 anni, è giusto sfidare la legge di natura per coronare un desiderio - peraltro sempre degno di rispetto - di maternità? Oppure in questi casi si assiste alla trasformazione di un legittimo desiderio in un inesistente "diritto al figlio"? Inesistente, appunto: perché se fosse un diritto ci dovrebbe essere qualcuno che lo deve garantire, e questo non lo si può chiedere a nessuno Stato ma solo, come è avvenuto anche in questa circostanza, al libero e lucrativo mercato al di fuori della legge italiana.

Di certo, l'allungamento della vita, la precarietà presente nel percorso di tante donne e uomini, aggiunte ai progressi della scienza medica, spingono a rimandare la scelta di avere un figlio. Ma fino a che età?

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