Politica. Centrodestra, mal di pancia sulla federazione
L’ex premier e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi insieme con il segretario della Lega Matteo Salvini
C’è una parola che fa rima con federazione, ad agitare il fronte moderato del centrodestra: è la parola annessione. Un fronte diviso in tanti rivoli, che tali restano, ma è questo lo spettro che agitano un po’ tutti, tanto le 'ministre' forziste Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, quanto gli 'scissionisti' di Coraggio Italia di Giovanni Toti, ora in gruppo con Gaetano Quagliariello di Cambiamo. E poi ci sono i centristi dell’Udc, Lorenzo Cesa, Antonio De Poli e Paola Binetti, i democristiani di Gianfranco Rotondi. Alla fine in questa area composita dei moderati del centrodestra il solo Maurizio Lupi - in pole position per la candidatura a sindaco di Milano - mostra un chiaro interesse a nome di Noi con l’Italia alla proposta di mettere insieme tutte le sigle dell’area di governo del centrodestra.
Matteo Salvini è forte della manifestazione di interesse venuta da Silvio Berlusconi e Antonio Tajani. Sabato, in serata, c’è stata una nuova telefonata tra il capo leghista e l’ex premier da un lato per confermare la bontà dell’iniziativa, dall’altro per ribadire, sul fronte di Forza Italia, che l’ultima parola tocca al Comitato di presidenza del partito. Salvini quindi ribadisce l’offerta e mantiene toni concilianti con tutti: «Ci sono consensi di tanti se non di tutti, mettersi insieme per aiutare l’Italia e contare di più in Europa. Penso che i cittadini lo desiderino al 100%, magari qualche politico pensa di perdere qualcosa ma non si tratta di annettere o di fondere. Ognuno mantiene la sua identità, i suoi valori ma mettendo insieme energie, gruppi, battaglie e ministri conteremo di più tutti quanti», dice il leader della Lega parlando in serata a Verona. Il suo invito è a vedersi a metà settimana. Al tavolo tutti godrebbero «di pari dignità», senza tentazioni egemoniche da parte del soggetto più forte, la Lega, che in realtà soffre moltissimo la 'scalata' nei sondaggi da parte di Fratelli d’Italia e vede l’interesse comune di fare 'massa critica' per far fronte alla crescita dell’unico partito della coalizione rimasto all’opposizione. L’obiettivo della federazione dei gruppi sarebbe quello di «rafforzare il lavoro di Draghi in Italia e in Europa», dice Salvini indicando nell’orizzonte europeo il luogo in cui andare a pesare, insieme. Ma è chiaro che proprio lì, fra i sovranisti e gli europeisti del Ppe, che il progetto mostra tutta la sua complessità.
L’ex presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, esponente di punta del Ppe, è però fra i più ottimisti: «Abbiamo accolto con interesse la proposta di Salvini di dar vita a una federazione partendo dal centrodestra di governo». Quello che si è tenuto venerdì, assicura, è solo «un primo confronto e continueremo a discuterne ». Non ci sarà «nessuna fusione o un partito unico – aggiunge – ma solo la voglia di Berlusconi di avere un grande centrodestra di governo».
Mette più di un paletto Giovanni Toti: «A pensare a una annessione del mondo moderato faremmo un danno agli elettori. Se invece ci mettiamo tutti in discussione allo stesso modo a prescindere dal peso dei numeri e costruiamo una spazio dove tutte le culture abbiano cittadinanza, è un altro percorso». Più che un 'no' si tratta - a ben vedere - di una richiesta di legittimazione per la sua aggregazione, che è riuscita, con le nuove adesioni in uscita da Forza Italia, a far gruppo alla Camera. Lo chiarisce ulteriormente Quagliariello, che a nome di 'Cambiamo' assicura che «non c’è nessun pregiudizio», anzi, rimarca, questa idea di federazione «va nella direzione opposta rispetto alla riproposizione di modelli 'privatistici' senza futuro» puntando viceversa a che «il centrodestra ritrovi la strada per essere idealmente maggioritario».
Ma fra gli azzurri Gelmini conferma le sue perplessità: «L’interlocuzione tra i gruppi parlamentari c’è sempre stata, credo che la storia di Forza Italia non sia terminata. Io sono per un centrodestra sicuramente unito ma plurale. Non ci annacquiamo».
Il segretario del 'Nuovo Cdu' Mario Tassone scrive, invece a Cesa e De Poli perché indicano «una grande assemblea congressuale della Unione dei democratici cristiani». E c’è, fra gli azzurri, la componente che fa capo a Mara Carfagna che, all’idea di sedersi al tavolo con i sovranisti potrebbe preferire quella di andare in mare aperto alla ricerca di nuovi alleati, da Matteo Renzi a Carlo Calenda. Ma questo è un altro film, ancora tutto da scrivere.