M5S. Rinunciano Di Battista e Fico, Di Maio unico big alle primarie. Sette gli sfidanti
Da sinistra in alto: Luigi Di Maio, Elena Fattori, Domenico Ispirato e Vincenzo Cicchetti. Da sinistra in basso: Gianmarco Novi, Marco Zordan, Nadia Piseddu e Andrea Davide Frallicciardi. ANSA
Alla fine sono otto i candidati alle primarie del Movimento Cinque Stelle. L'unico big in lizza - dopo che oggi Alessandro Di Battista si è tirato fuori e Roberto Fico non ha formalizzato la sua candidatura - è Luigi Di Maio. Con lui correranno la senatrice Elena Fattori e altri sei attivisti. Dopo che a mezzogiorno si è chiusa la fase di accettazione delle candidature - e a lungo si è pensato che Di Maio corresse da solo - il blog di Grillo a sera ha reso noti gli altri sette nomi. Una lista che, avverte il blog, è «provvisoria». Con un post scriptum, infatti, si dà ancora tempo fino alle 15 di domani a chi ha presentato candidature respinte per dare delle controprove per essere riammesso. I nomi, in rigoroso ordine alfabetico sono: Vincenzo Cicchetti, Luigi Di Maio, Elena Fattori, Andrea Davide Frallicciardi, Domenico Ispirato, Gianmarco Novi, Nadia Piseddu e Marco Zordan.
Il passo indietro di Dibba e la rinuncia dell'ala ortodossa
Di Battista ha annunciato pubblicamente la sua rinuncia a candidarsi. Fico, si è tirato fuori, pur restando in silenzio. Ieri avrebbe dovuto avere un colloquio con Beppe Grillo, arrivato a Roma per presentare la competizione e tentare di placare i malumori di alcuni parlamentari, sorti dopo la pubblicazione delle regole per la corsa alla premiership. Ma l'incontro con Fico non c'è stato. I due avrebbero dovuto proprio parlare di una possibile discesa in campo del presidente della Vigilanza Rai, in modo da non lasciare il solo nome forte di Di Maio al vaglio della piattaforma Rousseau. Per l'investitura che avverrà nei giorni della kermesse "Italia a 5 Stelle" di Rimini, che partirà venerdì 22. A prevalere, insomma, è stato l'orientamento dell'ala ortodossa del movimento, di cui Fico è un esponente di punta, cioè quello di non presentare un nome di peso per le primarie on-line. I "duri e puri" del movimento sarebbero infastiditi dalle affermazioni di Grillo secondo cui il candidato premier automaticamente diverrebbe anche il leader politico del movimento. E la scelta di non correre punterebbe a isolare Di Maio su questo fronte. Anche se, pure tra gli intransigenti, c'è stato chi ha fatto notare che la partecipazione di un solo candidato avrebbe svilito il senso della competizione. Nome unico, che non manca di suscitare le ironie degli avversari politici, anche se il quadro poi muta dal punto di vista numerico, ma non della sostanza politica. I dem Marcucci e Portas ironizzano, tra i tanti, paragonando le primarie M5S alla competizione elettorale della Corea del Nord e di Maio al presidente Kim Jong un. E anche lo scrittore Roberto Saviano annuncia provocatoriamente di volersi candidare.
Di Battista: invito alla massima partecipazione
Di Battista ha detto che spiegherà proprio a Rimini le ragioni della sua decisione. «Tra poco si inizierà a votare e invito alla massima partecipazione. A colui che sarà candidato faccio un grande in bocca al lupo ricordandogli che avrà un compito meraviglioso: quello di portare avanti il programma votato da migliaia di iscritti». Anche il vicepresidente della Camera, impegnato nel tour siciliano, dice che parlerà della sua candidatura solo a Rimini. Aveva annunciato sabato di aver accettato di correre. «Ora dobbiamo completare l'opera: andiamo a Palazzo Chigi e facciamo risorgere l'italia», aveva detto, mentre infuriava la polemica seguita al post di Beppe Grillo in cui venerdì aveva dato le regole per la consultazione interna. A far discutere sono sia il fatto che il vincitore diventerà di fatto il leader del movimento. Ma soprattutto l'apertura di questa sorta di primarie agli indagati. Misure considerate pro-Di Maio (che è indagato a Genova per diffamazione in seguito alla denuncia dell'ex candidata sindaco Marica Cassimatis).