Eluana non sarà dimenticata, il Parlamento la legge la farà. Decaduta l’urgenza di approvare un testo che vietasse di bloccare la nutrizione e l’idratazione, le Camere si prendono più tempo per varare un provvedimento per il testamento biologico, ma non sarà ancora un tempo infinito: ieri l’aula di Palazzo Madama ha ripreso i lavori approvando una mozione della maggioranza che impegna i parlamentari ad approvare al più presto un dispositivo di norme per evitare nuovi casi Englaro. A dire sì, con la maggioranza, l’Udc e 5 senatori del Pd. Francesco Rutelli chiede il voto per parti separate, e insieme a Lucio D’Ubaldo, Emanuela Baio, Luigi Lusi e Claudio Gustavino dice sì al dispositivo della mozione di maggioranza che approva l’obbligo della nutrizione e dell’idratazione da inserire nella legge. Gli stessi senatori Pd si astengono, invece, sulle premesse del testo targato Pdl e votano a favore del documento del proprio gruppo. Per la premessa (in cui si afferma la necessità di legiferare in tempi brevi sui trattamenti di fine vita «nella piena convinzione che nessuno nel nostro Paese debba più morire di fame e di sete»), dunque, 159 voti a favore, 104 contrari e 3 astenuti. Il dispositivo della mozione che stabilisce l’obbligo all’alimentazione e all’idratazione in attesa della legge sul fine vita, ottiene 164 voti a favore, 100 contrari e 1 astenuto. Torna la calma insomma sull’assemblea del Senato, teatro solo qualche ora prima di uno scontro senza precedenti, ma le divergenze restano forti. La nottata, però, ha raffreddato gli spiriti infuocati della sera precedente. Dal Quirinale, Giorgio Napolitano parla di «un momento di dolore e turbamento nazionale che può diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune». A Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, che poco dopo la notizia della morte di Eluana aveva lanciato pesanti accuse al Colle, chiede scusa. «Non ritengo di aver offeso nessuno – premette il capogruppo del Pdl –. Se le istituzioni si ritengono offese, mi scuso, ma io non ho offeso nessuno». Da Montecitorio, però, le scuse appaiono dovute. Il presidente Fini insiste sulla necessità di «rispettare il ruolo che ognuno ha: la maggioranza rispetti l’opposizione, l’opposizione rispetti il governo, tutti rispettino le istituzioni della Repubblica ». Il clima è più disteso, anche se qualcosa sembra essersi spezzato. Berlusconi ha chiesto ai suoi di abbassare i toni, ma lo stesso premier – secondo i suoi colonnelli – esce molto provato dalla vicenda che lo ha visto piangere la sera precedente. Quando il ministro dell’Interno Maroni gli dà la notizia, il premier non resiste, pensando alla madre, racconta chi era con lui, ad Arcore, in un vertice per le amministrative. Il presidente della Camera vede emergere in tutti «la consapevolezza della necessità di colmare il vuoto legislativo». Fini continua a credere che sulla vicenda di Eluana il papà abbia agito per amore. E Gasparri insiste che «sulle firme poste o non poste al decreto Englaro ci saranno tesi di laurea». Nessuna polemica tra il capogruppo e il suo leader Fini, ma per Gasparri «non è reato dire che la scelta di Napolitano di non firmare è stata pesante». Anche il suo vice Gaetano Quagliariello non cambia idea: «Le parole che ho usato ieri descrivono quello che è accaduto a Udine. Quelle di Eluana erano volontà presunte costruite su uno stile di vita, non erano le sue volontà. Quella sentenza era fuori dal nostro ordinamento». Ed è quello che pensa il ministro della Giustizia Angelino Alfano secondo il quale Eluana «è morta di sentenza». Per il Guardasigilli «non possiamo dire che sia morta nell’incidente stradale di cui è stata vittima nel ’92 perché a quell’incidente ha sopravvissuto per 17 anni; e non possiamo dire che sia morta di protocollo perché di protocolli non si muore, né alcun medico avrebbe potuto applicare a lei quel protocollo se non vi fosse stata specifica possibilità giuridica». Eluana, dunque, «è morta di sentenza». Nel complesso, comunque, il clima appare più disteso, sia pure in un’atmosfera stordita. Il relatore del testo sul fine vita, Raffaele Calabrò pur confermando il suo giudizio sulla vicenda («Eluana era una disabile grave che aveva bisogno di essere accudita») assicura che «superati gli stati d’animo vibranti e accesi del primo momento, stiamo lavorando con estrema serietà a questa legge. È questo che il Paese deve cogliere. Siamo in dirittura d’arrivo». Il Pd sembra ritrovare compattezza, a parte i cinque senatori che restano fedeli alla linea annunciata la sera prima, che aveva trovato invece diversi consensi tra gli ex dl. A parte i radicali eletti nelle liste Pd che non accettano di votare contro l’eutanasia. E a parte l’ennesima rottura con l’Idv che vota una propria mozione. Ma la capogruppo Anna Finocchiaro è ottimista. Ora, dice, «la discussione continuerà senza ostruzionismi e in un paio di settimane l’Aula di Palazzo Madama deciderà sul fine vita. Io credo che sia il modo migliore, quello più democratico, più sensato, per affrontare una questione così delicata e mi auguro che cessi ogni polemica». Ma, aggiunge senza sconti, «se poi qualcuno vuole ancora utilizzare strumentalmente questa vicenda, sappia che è un terreno sul quale noi non staremo». E che ci sia stata strumentalizzazione è certo anche Pier Ferdinando Casini. « Sulle spalle di Eluana si è giocato con cinismo politico vergognoso», secondo il leader dell’Udc. «Gli attacchi a Napolitano, del quale non ho condiviso le scelte – continua – li giudico espressione di quel cinismo». Ora l’importante è che «il sacrificio di Eluana non sia stato vano». Ma per Francesco Cossiga non si tratta di strumentalizzazioni. L’ex capo dello Stato scrive al vicesegretario del Pd Dario Franceschini per comunicare che «io non voterò mai più per il Partito democratico per le posizioni da esso assunte in relazione al caso Eluana, e che considero in contrasto con le mie convinzioni più profonde di uomo in materia di vita, di uomo europeo, figlio quindi della civiltà ellenistica, romana, giudea e cristiana».