«Una manifestazione di una destra estrema. Con le parole d’ordine della destra estrema. Con le facce della destra estrema». Angelino Alfano continua a seguire in silenzio il raduno della Lega. A tratti commenta. «Gli attacchi di Salvini? Ha una evidente e preoccupante sindrome monomaniacale. E - come si dice dalle mie parti - la fissazione spesso è peggio della malattia», dice il ministro dell’Interno. Le valutazioni più personali lasciano subito spazio all’analisi politica. Alfano boccia in maniera definitiva la Lega. Chiude definitivamente a ogni rapporto. «Noi governiamo con Renzi e costruiamo un futuro al Paese, Salvini va a braccetto con CasaPound. Siamo diversi, incompatibili, non possiamo stare nello stesso campo, non possiamo giocare la stessa partita. Noi abbiamo scelto l’Europa, Salvini la vuole smontare. Noi puntiamo sull’euro, Salvini rivuole la lira. Chiudiamo questa storia: abbiamo prospettive opposte ». È quasi sera. Alfano sospira. Nessun incidente, nessuna tensione. «Dopo le accuse, l’Italia dovrebbe dire grazie alle nostre forze dell’ordine», ripete. Per quaranta minuti si parla dell’attualità politica. Di un rapporto sempre più saldo con Renzi, delle riforme che non possono essere messe in discussione, di una legislatura che va completata, della minaccia del terrorismo su cui il ministro non ha nessuna intenzione di abbassare la guardia. Ma oggi è il giorno della manifestazione. Alfano lo sa e da lì parte.
Lei e Salvini prospettive opposte, esclude alleanze future... Le escludo. Assolutamente. Le parole sono come pietre. Lo ripeto: prospettive opposte. Noi non rinunceremo mai all’Europa. Anzi puntiamo tutto sull’Europa e vogliamo darle più forza. Perché è con l’Europa che si vince il terrorismo, che si argina l’immigrazione clandestina. Noi crediamo al piano Junker... Sentivo Salvini e pensavo a Forza Italia.
Che vuole dirci? Che con noi la partita è chiusa. Salvini sta con Marine Le Pen, noi siamo nel Ppe. E poi Salvini dice mai con chi sta con gli europopolari... Ecco che pensavo: è il momento che Forza Italia dica parole chiare.
Ha ascoltato gli attacchi a Renzi? Renzi starà festeggiando. Renzi spera che sia Salvini il volto dello schieramento alternativo perché se davvero fosse lui vincerebbe per sempre. Se la sfida dovesse essere Renzi-Salvini o ancora meglio moderati-destra estrema sarebbe una partita senza storia. Salvini è lo sfidante che Renzi vuole. Che gli permette di guadagnare ulteriore centralità politica.
Oggi lei sta con Renzi, ma domani? Oggi pensare di riorganizzare l’area alternativa alla sinistra è terribilmente complicato. Che fai, riorganizzi un’area con Salvini e una Lega che oramai è destra estrema? Io con Salvini non ho nulla in comune, non c’è un punto di contatto; con Renzi, invece, stiamo facendo cose, le sue battaglie sono le nostre, sono quelle dei moderati italiani: liberalizzazioni, Irap, meno tasse sulle nuove assunzioni. C’è un patto vero, forte che andrà avanti fino al 2018.
E dopo? Non vede possibile un prolungamento di questo patto? Il 2018 è lontano. Ma ora guardiamo all’oggi. C’è una ripresa che si comincia a sentire e si sono cose da fare. Sicurezza, Sud, famiglia: non sono battaglie ideologiche, arriveranno presto nuove misure concrete. In questa legislatura nata sull’emergenza stiamo facendo cose importanti: il superamento dell’articolo 18, la responsabilità civile dei magistrati... Forse è più giusto pensare al Paese che a Salvini? Nel programma di governo c’è il nostro Dna, ci sono le nostre priorità. Si va avanti con Renzi.
Insisto: che vede dopo il 2018? Questa legislatura doveva preparare una sfida tra l’area socialista e quella popolare. Noi abbiamo un progetto. È complicato, ma c’è. Vogliamo rifondare uno schieramento che possa battere il Partito democratico e siamo consapevoli di quanto sia complicato. Perché noi con Renzi parliamo già a quell’area. Non c’è più la Cgil che indica la strada...
La minoranza Pd vuole cambiare l’Italicum: che dice Alfano? Noi abbiamo fatto un accordo con Renzi che rispettiamo. Non si tocca. Perché porta tre risultati: reinserisce le preferenze, garantisce la certezza di sapere chi vince e dà una rappresentanza in Parlamento a chi non ha vinto. Se il problema è il Pd, se c’è una rottura nel Pd, sarà Renzi a dirci che c’è necessità di cambiare e allora valuteremo.
Il Pd ha cominciato a ragionare su una legge per regolare le unioni civili: collaborerete? Noi siamo pronti a dire sì alle tutele patrimoniali. Ma Renzi conosce la nostra posizione, sa che abbiamo tre paletti chiari e invalicabili: unioni civili e matrimoni sono cose diverse e vanno lasciate diverse, no alle adozioni e no alle reversibilità. Già, la reversibilità ha un costo spropositato e se avessimo delle risorse vanno destinate alla famiglia. Non so se si farà una legge, ma se così sarà dovrà avere un perimetro chiaro senza zone grigie e non prestarsi a interpretazioni ambigue.
E Renzi? Ne abbiamo parlato, comprenderà le nostre posizioni.
La minaccia terroristica fa paura e oggi sul web hanno scovato un documento di propaganda: 64 pagine in perfetto italiano... La linea è non sottovalutare ma nemmeno drammatizzare. Sappiamo che corriamo dei rischi, che l’Italia e Roma sono nel mirino. La Capitale è un’immagine, un simbolo e non esiste nessun Paese a rischio zero. Ma l’Italia ha la guardia alta e il decreto appena approvato ci permette di sfidare la minaccia con ancora più forza.
Sul calcio dopo i fatti di Roma-Feyenoord si volta pagina? Bisogna voltare pagine. La Uefa non si può limitare a condannare, occorre immaginare una strada per introdurre velocemente un Daspo europeo. Perché pagine come quella non vanno più lette.