Manovra. Conte: non parlo di decimali, torneremo a Bruxelles con impatto preciso
In vista della prosecuzione del negoziato con l'Unione europea sulla legge di Bilancio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dice di attendere le relazioni tecniche, prima di tornare a Bruxelles per proseguire il negoziato, dopo la boccata d'ossigeno avuta nella cena di sabato sera con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, conclusasi con la volontà di proseguire il dialogo per evitare la procedura contro l'Itala per violazione delle regole sul bilancio. «Non parlo di decimali. Avremo l'esatto impatto economico, preciso all'euro, delle riforme programmate», ha detto oggi Conte parlando con i cronisti a margine di un convengo di Anci e Poste.
All'esame gli emendamenti alla legge di bilancio
Stasera è previsto un vertice tra il premier e i suoi due vice sulla legge di bilancio. In particolare per esaminare gli emendamenti. All'esame della commissione alla Camera ce ne sono 700. Matteo Salvini tiene il punto: «Se a Bruxelles pensano di tenere in ostaggio il governo o sessanta milioni di italiani su uno zero virgola, siamo disponibilissimi a togliergli qualunque alibi», dice al Giornale Radio Rai, confermando che nella partita con l'Ue sulla manovra «noi applichiamo il buonsenso e la concretezza, che non si attacca allo 0,1 in più o in meno». Non questione di decimali, insomma. Il leader del Carroccio, però, poco dopo a Montecitorio, giudica «positivo» il feedback arrivato da Bruxelles. Ancora una volta «non entro nel merito dei numeri», ha risposto a una domanda su una eventuale correzione del rapporto deficit/Pil. Adombrata in un'intervista al "Messaggero" dal sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri che ha parlato di possibili «piccole limature». Per luigi Di Maio, intervistato da Radio radicale, deciderà il Parlamento, ma «l'importante non sono i numerini ma i cittadini. L'importante è che questa manovra abbia dentro gli obiettivi che ci siamo dati nel contratto di governo».
Dopo la cena. «Clima buono». Junker: non siamo in guerra
Domenica su Facebook il premier Conte ha riferito anche dei contatti avuto con il leader europei come Angela Merkel ed Emanuel Macron. «Questa mattina, a margine del Consiglio europeo, ho avuto l'occasione di un confronto di questi temi anche con vari leader europei. Il dialogo con l'Europa continua, dialogo indispensabile per arrivare a soluzioni che siano soddisfacenti per tutti, Italia in primis». Agli interlocutori in un clima che definisce di «fiducia reciproca», il capo del governo dice di aver spiegato che l'Italia non vuole uno «scontro ideologico» ma, «molto più pragmaticamente, stiamo lavorando per garantire un presente e un futuro migliore agli italiani». Ritornando sulla cena di sabato sera con Juncker, Conte riferisce di avergli spiegato in dettaglio la manovra. Dicendo che «è solida, ben strutturata e gli ho illustrato, punto per punto, il dossier con il piano dettagliato delle nostre riforme, quelle che abbiamo già realizzato in soli 5 mesi di governo e quelle che realizzeremo nelle prossime settimane». Al temine della cena anche Juncker ha usato toni distensivi: «Non siamo in guerra». Anzi, c'è la necessità di «stare in un dialogo continuo per restringere le divergenze».
Giovedì gli sherpa Ecofin preparano parere su procedura
Intanto si apprende che gli sherpa dell'Ecofin (Economic and financial committee o Efc) si riuniranno in teleconferenza
giovedì per preparare l'Eurogruppo e l'Ecofin di lunedì e martedì prossimi, e discuteranno anche dell'opinione sul documento programmatico di bilancio italiano pubblicata dalla Commissione Ue mercoledì scorso. L'Efc è chiamato a dare un parere sul rapporto sul debito preparato dalla Commissione. Solo dopo il suo parere Bruxelles potrà procedere alla prossima tappa, ovvero raccomandare l'apertura di una procedura per debito. Il parere dell'Efc potrebbe essere reso noto direttamente dall'Eurogruppo di
lunedì, che potrebbe menzionarlo nelle sue conclusioni. La situazione è, però, suscettibile di cambiamenti, data la trattativa in corso tra governo e Commissione. A quanto si apprende, le aperture sul deficit sono già considerate un primo passo positivo.