I minori trovati a giocare? «È un fenomeno esistente, anche se numericamente poco elevato: 68 casi individuati nel 2013 dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli e dalle forze dell’ordine. Ma va debellato del tutto, anche applicando sanzioni pecuniarie e severe, fino alla chiusura dei locali da 10 a 30 giorni». La criminalità infiltrata nei settori delle slot e delle scommesse? «Non esiste certo da oggi: quando il gioco non era legalizzato le mafie la facevano da padrone. Oggi, per aggirare i divieti, sfruttano spesso i prestanome. Ma stiamo intensificando i controlli. E lo stiamo facendo anche su alcuni soggetti esteri che operano in Italia senza autorizzazione...». Nella sala riunioni al quinto piano del palazzo di Trastevere dove ha sede la sua amministrazione, il vicedirettore dell’ Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Aams), responsabile dell’Area monopoli, Luigi Magistro, risponde con franchezza e senza giri di parole alle domande di
Avvenire. Da ufficiale della Guardia di Finanza, Magistro ha indagato sulla corruzione accanto al pool di Mani pulite. Passato all’Agenzia delle Entrate, ha contribuito a far triplicare il recupero dell’evasione fiscale. Dall’estate scorsa, dirige i Monopoli. Non adopera di solito l’espressione «azzardo» (durante l’intervista, utilizzerà sempre il termine «gioco») e non condivide neppure quella di «Stato biscazziere»: «Dieci anni fa, lo Stato ha deciso di esercitare una funzione in un settore che altrimenti sarebbe incontrollato, poco sicuro e più pericoloso per i soggetti deboli – è la sua replica –. E dal canto mio, mi sento un controllore, non certo un biscazziere, non sto mica qui a distribuire le carte... Il compito dei Monopoli non è quello di diffondere il gioco: non abbiamo creato noi il sistema, ne siamo gli amministratori, col compito di difenderne la trasparenza e l’integrità...».
Intanto, diverse indagini delle forze dell’ordine, anche recenti, confermano robusti appetiti criminali sul settore...Come alcune inchieste giudiziarie hanno mostrato, l’infiltrazione di presenze criminali nel settore del gioco legale esiste, ma lavoriamo insieme a forze dell’ordine e magistrature per eliminarla. Il sistema di norme non è sufficiente a cancellare i rischi: capita che i requisiti previsti per gli operatori o i gestori delle sale vengano aggirati dalle cosche attraverso il ricorso a prestanome con la fedina pulita. Ma d’intesa con le forze dell’ordine e la magistratura, le indagini proseguono, situazione per situazione.
Poi ci sono le violazioni diffuse. I controlli delle Fiamme gialle hanno rivelato una situazione di irregolarità su tre ispezionate. Non la inquieta?A riassumerla così, la percentuale di un terzo appare alta. Ma a far numero contribuiscono anche semplici violazioni amministrative...
I dati 2012 e 2013, contenuti proprio nel cosiddetto "libro blu" dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli, riferiscono anche di centinaia di violazioni penali...I dati sono chiari. E del resto, la prevenzione e l’individuazione dei reati si ottiene anche attraverso l’intensificazione dei controlli. Non per forza si deve aumentarne il numero, si può innalzarne la qualità, puntando a isolare e sanzionare subito le violazioni più gravi. Con la Guardia di Finanza, stiamo conducendo analisi approfondite nel settore degli apparecchi e delle scommesse, che movimentano la maggior quota di denaro...
A proposito di denaro, nel 2013 c’è stato un cospicuo calo della raccolta, da 88 miliardi di euro a 84: meno 4 miliardi, la metà dei quali nelle slot. Cosa succede? Gli italiani si fidano di meno dell’azzardo?Intuitivamente, a generare il calo potrebbe esser stata la crisi economica, che ha inciso sui consumi e dunque anche su questo settore. La stessa spesa dei giocatori è calata di circa il 6%: 17.091 miliardi rispetto ai 18.303 miliardi del 2012. E il trend è analogo anche nei primi mesi del 2014.
Non sarà che i timori espressi da operatori sociali, medici ed educatori sul rischio di finire nel vortice dell’azzardo patologico stanno facendo presa?Che il gioco, attuato in modo compulsivo, possa anche condurre chi lo pratica alla rovina, spaccando intere famiglie, è un fatto noto e descritto sia nei testi scientifici che in letteratura. Non saprei però dire quali siano le dimensioni del fenomeno oggi in Italia, anche perché le analisi disponibili forniscono cifre molto divergenti.
In passato, lei ha detto di ritenere eccessivo l’allarme sulla dimensione delle ludopatie. È ancora di quell’idea?Ritengo eccessivi i termini catastrofici che si leggono ogni tanto, ma non l’allarme, per carità: quando ci sono in ballo situazioni di salute delle persone, le preoccupazioni sono sempre giustificate. Certo, l’esasperazione dei toni non aiuta a mettere a fuoco soluzioni per il problema.
E l’opposizione dei movimenti di cittadini, affiancati da molti sindaci e amministratori locali? Già sette regioni hanno varato leggi no slot. Catastrofici anche loro?Non tocca a me dirlo. Come Monopoli, siamo chiamati ad amministrare un comparto, a regolarlo e a vigilare. Non tocca a noi decidere di cambiare il quadro normativo di riferimento, ma al governo e al Parlamento. Possiamo dare un contributo sulle decisioni tecniche, ma il resto va oltre la nostra competenza. È come per il tabacco: ne regoliamo la vendita, recuperando i tributi, ma non tocca a noi emettere pareri sulle sue conseguenze per la salute, che pure sono gravi e incontestabili. Rispetto al gioco, speriamo che l’attuazione della legge delega varata dal Parlamento porti serenità...
In quale ambito?Lei citava prima le mobilitazioni degli amministratori locali. È oggettivamente un dato cui prestare attenzione: se lo Stato dà delle concessioni e il sindaco dice che non si può esercitare nel suo Comune, si finisce in una situazione contradditoria, che non scioglie i nodi.
E come li si potrebbe sciogliere, invece?Nel nostro piccolo, e ovviamente solo sul piano tecnico, noi stiamo dando un contributo al ripensamento di alcune situazioni, nell’ambito della legge delega che affida al governo il compito di ridisegnare alcuni comparti fiscali, compresa la revisione di quello del gioco.
C’è chi chiede di aumentare la tassazione sui profitti dei gestori...C’è un dato da tenere presente: la tassazione è già salita. Nel 2013, pur nel calo della spesa, sono positivamente aumentate le entrate dell’erario, con 8.179 milioni di euro rispetto agli 8.037 dell’anno prima. Ciò proprio per effetto dell’inasprimento della tassazione deciso nel 2013...
E il dilagare delle macchinette, ormai presenti dappertutto? Non ritiene che sia il caso di ridurne drasticamente il numero?La legge-delega già approvata dalle Camere, prevede forme di razionalizzazione, in un’ottica di concentrazione dei punti di gioco. Dal punto di vista tecnico, posso dirle che condivido questa decisione, anzitutto per esigenze di controllo, perché sarà più facile verificare eventuali infiltrazioni criminali o anche frodi minute. Per dare attuazione alla delega, ciò a cui si dovrà pensare riguarda forme di razionalizzazione che tendano ad avere un minor numero di punti di gioco, rispetto ai 130mila attuali, in coerenza con le esigenze di controllo e sociali, compresa quella di prevenire le ludopatie. E aggiungo un’altra cosa...
Quale?Com’è noto, l’Osservatorio sulle dipendenze istituito dalla legge Balduzzi ha varato un Piano di azione nazionale contro le ludopatie, con 15 aree di intervento, che coinvolge la Sanità, l’Istruzione, altri settori pubblici, compresa la nostra Agenzia, e anche gli operatori privati del settore. E mi pare un piano ben fatto...
È vero. Ma è sconcertante che non sia ancora partito, forse per mancanza di coperture...Che però non competono ai Monopoli. Io sinceramente auspico che parta, perché è sarebbe una prima risposta delle amministrazioni pubbliche per scandagliare a fondo il versante socio-sanitario delle ludopatie.