«Quest'operazione priva Matteo Messina Denaro dei suoi uomini di fiducia, che hanno dato sostegno al latitante mettendo a ferro e fuoco il territorio del Trapanese»: lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, alla conferenza stampa tenutasi alla questura di Trapani per illustrare i risultati dell'operazione Golem 2. «Questa seconda fase dell'indagine (nello scorso mese di giugno fu sgominata parte della rete di protezione attorno al boss) nasce - ha aggiunto il pm - da un'attenta analisi dei pizzini». Il magistrato ha sottolineato che «quasi tutti i destinatari dei provvedimenti cautelari sono legati al boss latitante da vincoli di parentela» e questo conferma che Matteo Messina Denaro «si fida solo di queste persone». Ragion per cui l'operazione assume una valenza particolarmente significativa. Principato ha auspicato, rivolgendosi ai giornalisti, un nuovo incontro in breve tempo: «Il prossimo appuntamento sarà per parlare di Matteo Messina Denaro». Parlando dei pizzini, il capo della Mobile di Trapani, Giuseppe Linares, ha rimarcato una peculiarità: i destinatari dei messaggi, contrariamente a quanto avveniva ad esempio con i boss Lo Piccolo, non li strappavano, ma li bruciavano perchè si perdesse ogni traccia. Il particolare è stato accertato dagli investigatori attraverso i video registrati all'interno di un'autofficina dove avveniva, generalmente, lo scambio di informazioni. Anche Linares a voluto rimarcare che Golem 2 «è la più importante e incisiva azione di contrasto portata avanti finora contro il boss latitante».Secondo gli investigatori è stata smantellata una parte della rete di protezione del boss Messina Denaro. I 19 fermati, ritenuti tra i principali favoreggiatori della latitanza del capomafia, latitante dal 1993, tra cui il fratello del boss Salvatore Messina Denaro, sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di società e valori, estorsione, danneggiamento e favoreggiamento personale, aggravati dalle finalità mafiose.Eseguite anche oltre 40 perquisizioni nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta, Torino, Como, Milano, Imperia, Lucca e Siena, nei confronti di persone ritenute vicine all'ambito mafioso che fa riferimento a Matteo Messina Denaro. Più di 200 i poliziotti impegnati nell'operazione.
Le reazioni. Appresa la notizia dell'importante operazione antimafia messa a segno dalla Polizia di Stato di Trapani e Palermo, che ha portato al fermo di 19 persone, tra cui Salvatore Messina Denaro, fratello del boss Matteo ancora latitante, il presidente del Senato,
Renato Schifani, esprime le sue più sincere congratulazioni alle forze dell'ordine e alla magistratura. «Questo risultato fondamentale nella lotta alla mafia - ha precisato il presidente Schifani - costituisce un ulteriore conferma della capacità, professionalità e competenza di quanti, forze dell'ordine e magistratura, continuano senza sosta a contrastare la criminalità organizzata nella difficile terra di Sicilia, che ha però voglia di riscatto».«Quello inferto oggi alla mafia siciliana è un colpo durissimo, non tanto e non solo per i numerosi arresti e perquisizioni in diverse città italiane; ma, soprattutto, perchè è stata smantellata buona parte della rete di complici e favoreggiatori messa in piedi dal boss Matteo Messina Denaro per favorire la propria latitanza e, al contempo, per comunicare ordini e disposizioni agli affiliati all'organizzazione criminale». Lo afferma, in una nota, il ministro della Giustizia
Angelino Alfano, commentando la notizia dell'operazione Golem 2. «Ai magistrati della procura distrettuale antimafia palermitana, agli uomini del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e delle Squadre mobili di Trapani e Palermo - conclude il guardasigilli - esprimo la mia gratitudine per questo straordinario successo, frutto di un impegno investigativo incessante, importante tappa per assicurare al più presto alla giustizia il boss Matteo Messina Denaro, attuale capo di Cosa nostra».«Dei 30 latitanti di mafia più pericolosi, ne abbiamo arrestati 22. Ne mancano ancora otto, ma sul latitante numero uno il cerchio si sta stringendo». Non nasconde la sua soddisfazione il ministro dell'Interno,
Roberto Maroni, per un'operazione che a suo giudizio «ha fatto terra bruciata attorno al boss dei boss», Matteo Messina Denaro. Il blitz ha messo in ginocchio «il sistema di comunicazione di questo pericoloso latitante basato sui pizzini». Quest'operazione, ha aggiunto il ministro, rende questa «una giornata importante non solo per il mio compleanno» e rappresenta anche un «passo in avanti decisivo» nella lotta alla mafia che, secondo Maroni, porterà in breve tempo all'arresto dello stesso boss Matteo Messina Denaro: «Sono fiducioso - ha puntualizzato il ministro - che molto presto riusciremo ad arrestarlo».«È una nuova vittoria dello Stato. Un ulteriore passo verso lo smantellamento della cosca di Trapani, una delle più pericolose organizzazioni che operano nel nostro territorio». Lo ha detto il presidente della Regione siciliana,
Raffaele Lombardo, congratulandosi con gli uomini della Polizia di Stato e della magistratura impegnati nell'operazione che ha disarticolato la rete di favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. «Gli arresti di oggi - ha aggiunto Lombardo - confermano l'efficacia dell'azione congiunta di magistratura e forze dell'ordine contro la crinalità organizzata. Un'opera incessante che ha segnato un altro risultato significativo nella battaglia per l'affermazione della legalità».«Esprimo tutto la mia soddisfazione per il duro colpo inflitto alla mafia, grazie al maxiblitz brillantemente condotto dalla Squadra mobile di Trapani e Palermo e dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato che con il fermo di 19 persone, ha accorciato le distanze verso la cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro»: lo afferma il vice presidente del Senato,
Domenico Nania, commentando la notizia dell'operazione Golem 2. «Diffondere e dare valore a queste notizie - aggiunge Nania - è particolarmente importante perchè, oltre a riconoscere i doverosi complimenti alle forze dell'ordine e ai magistrati della procura distrettuale antimafia palermitana per il grande successo investigativo, alimentano la speranza e avvicinano lo Stato ai cittadini e i cittadini allo Stato».