Arresti. Lo "statuto" e le critiche interne, ecco il volto che emerge della mafia
I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo in azione contro la mafia
C’è una mafia che viene definitivamente sconfitta, con l’arresto di uno dei suoi più celebri esponenti, Matteo Messina Denaro. C’è una mafia che, nonostante tutto, si organizza sul territorio, progetta omicidi ed è presente. La sua caratura criminale emerge nitidamente quando finisce in manette, consegnando un’altra vittoria allo Stato.
È sempre la stessa pericolosissima mafia che può cambiare pelle, ma che trova il suo fondamento in una spirale di violenza senza fine. Ieri mattina, è scattato un altro blitz a Palermo. I carabinieri del Nucleo investigativo hanno arrestato sette persone con le accuse di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. L’operazione, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, ha colpito la famiglia di Rocca Mezzomorreale, una costola del mandamento di Pagliarelli: siamo nella zona sud occidentale della città.
I suoi capi, già condannati in via definitiva, erano nuovamente operativi, dopo aver scontato la pena. In carcere ieri sono finiti anche i cosiddetti “uomini d'onore” riservati, ovvero sfuggiti finora alle indagini, come fossero uomini sommersi. Una pattuglia da chiamare in causa solo in frangenti di necessità.
L'operazione, condotta tra Riesi, nel nisseno, e Rimini, ha confermato, l’attivismo di note figure di vertice, già in passato protagoniste di episodi eclatanti, come la gestione del viaggio a Marsiglia del boss Bernardo Provenzano, per le cure mediche, o la tenuta dei contatti proprio con l'ex latitante trapanese, Matteo Messina Denaro, catturato nove giorni fa a Palermo.
Ombre operative sul territorio, capaci di incutere paura, con tutto il campionario dell’orrore tristemente noto. Il blitz avrebbe sventato un omicidio già all’orizzonte: la vittima designata sarebbe stato un architetto che, secondo il giudizio implacabile boss, aveva commesso alcune mancanze. I carabinieri hanno ricostruito diverse estorsioni a imprenditori e commercianti. Un esempio? Per convincere qualcuno a pagare il pizzo venne fatta trovare una bambola con un proiettile conficcato nella fronte. Si tratta dunque di una mafia che cambia tatticamente pelle, non fisionomia, come hanno svelato le intercettazioni.
«C'è lo statuto scritto … che hanno scritto i padri costituenti»: così affermava uno dei boss arrestati, senza sapere di essere ascoltato. Un dettaglio che gli inquirenti ritengono estremamente significativo e che confermerebbe la presenza di un documento con le regole basilari dell’organizzazione.
Le scoperte legate all’operazione di ieri portano a tratteggiare un profilo di Cosa nostra per certi versi sorprendente: ne emerge, infatti, una mafia perfino capace di dissenso sulle condotte da attuare, visto che le intercettazioni rivelano un atteggiamento critico nei confronti della “strategia stragista” di Totò Riina, che avrebbe «guastato i rapporti».
«Niente cose infami, ma perché pure tutte queste bombe, tutti questi giudici, tutti questi … ma che cosa sono?» dice uno degli indagati, dopo avere anche condannato la scelta di assassinare i familiari del pentito Tommaso Buscetta ancor prima che cominciasse a collaborare con la giustizia.
Parole non esattamente di amicizia pure per Giovanni Brusca. Una «scopettata (un colpo di fucile, ndr) nelle corna gli dovrebbero dare!».
«Sono state arrestate sette persone perché, un'ora dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro, chi lo ha arrestato ha ripreso il lavoro, la lotta contro la criminalità organizzata ed è un servizio allo Stato. Il lavoro continua e le persone che fanno tutto questo rappresentano lo Stato e la sua parte pulita che cerca di fermare. La mia presenza qua è per ringraziarli» ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante un incontro nella caserma nella sede del Comando legione carabinieri Sicilia. «Il blitz del Comando dei carabinieri che ha portato a sette arresti costituisce un altro passo in avanti nella lotta a Cosa nostra. Questo è stato possibile grazie all'incessante lavoro e all'attività investigativa portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia, della Procura della Repubblica di Palermo e delle forze dell’ordine» ha commentato l’operazione il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
Intanto si allunga la lista dei fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro finiti sotto indagine. Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche Vincenzo e Antonio L., figli di Giovanni, l'incensurato che ha accompagnato il capomafia alla clinica Maddalena, dove i due sono stati arrestati. Nell'appartamento di Vincenzo è stata trovata una sorta di stanza nascosta che stata perquisita ed è risultata vuota. Intanto, sono state acquisite dai carabinieri del Ros le immagini di videosorveglianza di un supermercato di Campobello di Mazara, in cui lo stesso Messina Denaro ha fatto la spesa, scegliendo alimenti e detersivi, pochi giorni prima della cattura.