Aversa. Processione della Madonna di Casaluce, don Patriciello: solidarietà al vescovo
L’annuale processione della Madonna di Casaluce nel Casertano è diventata un caso sulla stampa locale. La decisione del vescovo di Aversa Angelo Spinillo di limitare la processione a soli tre giorni ha suscitato le reazioni di alcuni fedeli. Tanto che sono stati affissi in città alcuni manifesti dal ‘Comitato portantini’, in cui si chiede ai cittadini di firmare una petizione per annullare il provvedimento del vescovo. Di seguito la riflessione di padre Maurizio Patriciello, parroco di Caivano impegnato nella lotta alla Terra dei Fuochi e alla camorra, che ha espresso "piena solidarietà a don Angelo".
La camorra è un albero maledetto che affonda le radici nel terreno del “pensare camorristico”. Un terreno da bonificare se si vuole che l’albero smetti di dar frutti. Si parla e si scrive tanto sulle “devozioni” di mafiosi e camorristi. È paradossale lo sdoppiamento di costoro riguardo alla religione. Nella stessa persona, infatti, convivono criminali spietati e strani “ fedeli”. La Chiesa attraversa i secoli custodendo e annunciando il Vangelo, ben sapendo che gli uomini mutano i loro modi di fare, di pensare, di vestire, di agire. Occorre saper leggere e interpretare i segni dei tempi per dare risposte adeguate. Le tradizioni – con la lettera minuscola - legano i discendenti agli antenati, i tempi che furono a quelli attuali. Ma vanno evangelizzate, attualizzate, purificate da ogni incrostazione. Vanno messe in grado di parlare alle nuove generazioni. In caso contrario, diventano inutili e obsoleti reperti da museo; anacronistico folclore.
Dappertutto, anche nella Chiesa, troviamo i nostalgici delle tradizioni a oltranza. Vanno rispettati e aiutati. Indispensabile per i cattolici è l’obbedienza alla Parola e al Magistero, per amare Dio e il prossimo come Cristo ci ha insegnato. Il che vuol dire preghiera, Sacramenti, lectio divina, impegno in ogni campo a favore dell’uomo. Il cristiano non può non essere una persona amante della giustizia, della pace, della vita.
Il vescovo di Aversa, bella città normanna del Casertano, si chiama Angelo Spinillo. È un uomo buono, misericordioso, attento alla persona e al territorio. La sua diocesi ha visto, purtroppo, la nascita e la crescita del famigerato e sanguinario clan dei Casalesi, responsabile, tra l’altro, del martirio del caro don Peppino Diana.
La Chiesa di Aversa ha dovuto confrontarsi, negli anni, sia con i camorristi che con la loro pseudo e devastante cultura. Non è facile essere parroco in un territorio a forte densità camorristica. Il più delle volte essi tentano di fagocitare il prete con belle parole, adulazioni, regali alla chiesa, sponsorizzazioni per sagre e feste. Quando non ci riescono passano alle minacce più o meno esplicite. Metodi vecchi, conosciuti, insopportabili.
Da diversi anni, la diocesi sta cercando di mettere ordine nelle feste patronali, perché tutto sia trasparente, soprattutto la parte economica, tutto sia per la gloria di Dio e per il vero bene dei fedeli. Vescovo e clero incontrano e dialogano con i membri dei vari comitati festeggiamenti; in genere si tratta di gente semplice, onesta, buona, disposta ad ascoltare la voce del pastore. Ma capita anche di avere a che fare con persone prepotenti, ribelli che non accettano alcun tentativo di rinnovamento. Agganciate alle loro tradizioni, agli abiti, ai tempi, ai luoghi, al “ così si è fatto sempre” non capiscono che la sensibilità del mondo di oggi si allontana sempre di più dal loro modo di fare. E continuano, imperterriti, rischiando, in tal modo, di gettare alle ortiche un patrimonio culturale, umano, spirituale. Ma a loro non interessa e pretendono di dettare leggi, con le buone o con le cattive.
Accade allora di svegliarti una mattina e trovare la città invasa da manifesti contro il tuo vescovo a proposito della festa della Madonna di Casaluce. Niente di grave se si trattasse di una critica ponderata e civile. Purtroppo il linguaggio usato rispecchia in pieno il parlare camorristico. Un modo di fare di cui tutti – fedeli e clero - siamo nauseati. E che rigettiamo e condanniamo senza se e senza ma.
Dopo tante assurdità, l’anonimo estensore, rivolto al vescovo, conclude: «La vergine illumini le sue decisioni, che è meglio». Non è poco. Al contrario. Per chi s’ intende di metodi mafiosi quel “è meglio” mette in allarme. Ha tutto il sapore dell’ intimidazione, del ricatto, della minaccia. Non ci stiamo. Non solo gli spietati camorristi, ma anche chi pensa di impaurire gli altri – a iniziare dal vescovo – con la prepotenza e facendo ricorso al loro ignobile linguaggio, devono sapere che nella Chiesa di Aversa non c’è posto per loro. Almeno fino a quando non daranno segni di ravvedimento e di conversione. Solidarietà piena al caro don Angelo.