Il sondaggio. Il 55% degli italiani è contrario all'aumento della spesa militare
Con buona pace del ministro Guido Crosetto, la maggioranza degli italiani è nettamente contraria all’aumento della spesa militare, mentre più dei due terzi vorrebbero addirittura estendere la tassazione al 100% degli extra profitti anche all’industria bellica. Numeri inequivocabili, che emergono dal sondaggio di Swg per Greenpeace condotto tra l’11 e il 16 gennaio scorso e che sarebbe bene tenere in considerazione a poche ore dall’annuncio del titolare alla Difesa di voler incrementare di 10 miliardi le risorse annue destinate al settore.
D’altronde la direzione che i cittadini vorrebbero seguire è piuttosto chiara, tenuto conto che solo il 23% degli intervistati è favorevole alla proposta del ministro e che il 53% pensa che sarebbe meglio investire «esclusivamente» (27%), o «in gran parte» (26%), nella transizione energetica. Soltanto poco più di un quinto ritiene che si debba puntare «in egual misura su fonti fossili e transizione energetica» ed è assolutamente marginale la percentuale di chi vorrebbe investire «in gran parte » (6%), o «esclusivamente» (3%), nelle fonti fossili.
La cattiva notizia, consegnata da un precedente sondaggio sempre di Swg, è che in Europa il fronte dei Paesi pacifisti (sui 9 interessati dalla rilevazione), conta solo un altro “alleato” oltre all’Italia, la Grecia, dove la percentuale dei contrari all’aumento delle spese militari è del 60%. Per il resto la media dei “pro-armi” è del 56%, a fronte del 34% dei contrari, con picchi come quelli dei i Paesi Bassi (81% di favorevoli), l’Austria (80%), il Portogallo (74%) e la Francia (65%). Tornando all’Italia, la maggioranza è schiacciante anche sulla proposta di tassare al 100% gli extra profitti delle aziende del gas e del petrolio e utilizzare il ricavato per contrastare il caro bollette (80%).
Discorso simile per la proposta di investire in energie rinnovabili (76%). Solo il 12% è invece contrario ad allargare la platea della tassazione all’industria militare. La gran parte del Paese, insomma, immagina un futuro senza armi, di pace e il più verde possibile. Ma è un dato che quasi nessuno ha scelto di commentare, ad eccezione del Movimento 5 stelle, che ha colto l’occasione per ribadire la direzione indicata con l’ultimo voto al dl Ucraina e il “no” alla proroga dell’invio di armi a Kiev: «Appare chiaro l'intento di usare la retorica allarmistica degli arsenali vuoti per giustificare investimenti bellici straordinari e sproporzionati rispetto alle reali esigenze di difesa a solo vantaggio dei profitti dell'industria militare – hanno scritto in una nota i capigruppo grillini nelle due commissioni Difesa, Raffaele De Rosa e Marco Pellegrini –. Proprio oggi un sondaggio conferma che la maggioranza degli italiani è fortemente contraria all'aumento della spesa militare e boccia la proposta del governo di portare il budget della difesa al 2% del Pil».