Manovra. M5s vuole recuperare lIci «non versata» dalla Chiesa
Rieccoli: 76 senatori del M5s hanno sottoscritto ieri un ddl, proposto da Elio Lannutti e firmato anche dall’ex ministro Danilo Toninelli, per recuperare, così affermano, l’Ici non pagata dalla Chiesa e far pagare l’Imu per quegli immobili sfruttati commercialmente, che «eludono l’imposta».
I promotori si dichiarano anche pronti a tradurre la proposta in un emendamento alla legge di bilancio. In sostanza, come il refrain di una brutta canzone, torna a intervalli ciclici la storiella dell’Ici non versata dalla Chiesa cattolica, ignorando totalmente il dato di fatto che nella sentenza emanata dalla Corte di Giustizia dell’Ue nel novembre del 2018 la parola «Chiesa» non compaia mai, ma si parla di «enti non commerciali », anche quelli - e ce ne sono parecchi - che non sono espressione del mondo cattolico.
Una norma come quella proposta dai senatori grillini sarebbe dunque come minimo incostituzionale, perché diretta solo nei confronti di uno dei mondi (quello cattolico appunto) intercettati dalla vasta area del non profit. Inoltre il ddl anticipato dal M5s non tiene conto che la stessa sentenza ha riconosciuto la piena legittimità delle esenzioni (previste sempre per tutto il settore non profit e non solo per le realtà cattoliche) riguardo all’Imu. Dunque una previsione diversa andrebbe contro le disposizioni comunitarie. Senza contare che è stato lo stesso governo italiano a riconoscere l’impossibilità per l’erario di procedere al recupero, anche perché non c’è una stima precisa del quantum.
I 5 miliardi di cui spesso si è parlato (e ai quali fa riferimento anche la proposta penstastellata) non hanno alcun fondamento. L’unico dato attendibile è quello del Ministero del Tesoro che qualche anno fa, con il gruppo di lavoro sull’erosione fiscale, ha calcolato in 100 milioni annui l’ammontare di tutte le esenzioni Ici concesse all’intero mondo del non profit italiano. Insomma una proposta che pare avere più 'contro' che 'pro' anche a un primo sommario esame. E infatti di «minestra riscaldata che torna e che non è più buona», ha parlato ieri l’arcivescovo di Campobasso-Boiano, Giancarlo Bregantini.
«È stato più volte ribadito – ha aggiunto – di avere uno sguardo ampio che tenga conto che questi immobili sono di sostegno ad una pastorale che è al servizio della gente e quindi sarebbe un penalizzare chi apre le strade per iniziative di bene». Secondo il presule i nodi che «la manovra non affronta sono emergenze come la denatalità e il contrasto al gioco d’azzardo ». Invece, conclude «mi sembra che si voglia raschiare il fondo del barile, penalizzando opere sociali collegate alla Chiesa».