Elezioni. M5S, ecco il «fantagoverno» a 17. C'è pure un fan della Buona scuola
In alto da sinistra: Luigi Di Maio, Giuseppe Conte (Pubblica amministrazione), Filomena Maggino (Qualità della Vita), Salvatore Giuliano (Istruzione), Alfonso Bonafede (Giustizia), Pasquale Tridico (Lavoro).Al centro da sinistra: Elisabetta Trenta (Difesa), Domenico Fioravanti (Sport), Emanuela Del Re (Esteri), Riccardo Fraccaro (Affari regionali, rapporti con Parlamento e democrazia diretta), Paola Giannetakis (Interni), Mauro Coltorti (Infrastrutture). In basso da sinistra: Alberto Bonisoli (Beni culturali), Alessandra Pesce (Politiche Agricole), Sergio Costa (Ambiente), Andrea Roventini (Economia), Lorenzo FioIn alto da sinistra: Luigi Di Maio, Giuseppe Conte (Pubblica amministrazione), Filomena Maggino (Qualità della Vita), Salvatore Giuliano (Istruzione), Alfonso Bonafede (Giustizia), Pasquale Tridico (Lavoro).Al centro da sinistra: Elisabetta Trenta (Difesa), Domenico Fioravanti (Sport), Emanuela Del Re (Esteri), Riccardo Fraccaro (Affari regionali, rapporti con Parlamento e democrazia diretta), Paola Giannetakis (Interni), Mauro Coltorti (Infrastrutture). In basso da sinistra: Alberto Bonisoli (Beni culturali), Alessandra Pesce (Politiche Agricole), Sergio Costa (Ambiente), Andrea Roventini (Economia), Lorenzo Fioramonti (Sviluppo Economico), Armando Bartolazzi (Sanità) (Ansa)
«Qualcuno ci ha deriso per questa scelta, ma rideremo noi lunedì quando probabilmente gli italiani ci porteranno al 40%». Sorride e mostra sicurezza, Luigi Di Maio, nel presentare il team dei 17 aspiranti ministri (12 uomini più 5 donne «che sono eccellenze nei loro settori») individuati nel caso in cui al leader di M5S venisse affidato l’incarico di formare il governo. Il candidato premier parla dal palco dentro il Salone delle fontane, nel quartiere romano dell’Eur. Sullo sfondo bandiere tricolori, ma nessun vessillo pentastellato, solo la scritta: «La squadra di governo: Italia 2018- 2023».
Alcuni nomi erano stati anticipati nei giorni scorsi, come l’olimpionico di nuoto Domenico Fioravanti allo Sport, il generale dell’Arma ed ex-Forestale Sergio Costa all’Ambiente, i professori Pasquale Tridico al Lavoro e Lorenzo Fioramonti allo Sviluppo economico. Persone giuste al posto giusto, ripete Di Maio: «Oggi fissiamo un nuovo benchmark per i ministeri. Non sono miei ministri e questo non è un governo di tecnici. Sono persone con testa e cuore, patrimonio di tutti, ci hanno messo la faccia senza paracadute e per spirito di servizio verso il Paese». Un paio di 'politici' ci sono: i deputati uscenti Riccardo Fraccaro, indicato per i Rapporti col Parlamento, e Alfonso Bonafede, avvocato e giurista, scelto per la Giustizia e che ha già un programma in testa: «Il primo punto è la lotta alla corruzione, con strumenti come il Daspo ai corrotti o l’agente provocatore. E serve una riforma della prescrizione».
Gli altri prescelti arrivano dalla società civile, dal mondo delle professioni e dell’università. Un trio in rosa andrebbe in altrettanti ministeri di peso: la ricercatrice Emanuela Del Re agli Esteri, la criminologa Paola Giannetakis all’Interno, l’esperta di sicurezza Elisabetta Trenta alla Difesa. Tutte e tre hanno collaborato con la Link Campus University di Malta (presieduta dall’ex ministro dell’Interno democristiano Vincenzo Scotti), dove si tengono master in materie di intelligence. Le altre donne sono la docente di Statistica alla Sapienza Filomena Maggino, per il ministero della Qualità della Vita e Sviluppo Sostenibile, e Alessandra Pesce all’Agricoltura.
In un dicastero di rilievo come l’Economia, il nome proposto è quello del quarantenne Andrea Roventini, professore associato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa («Ha l’età di Macron, ma già scrive col premio Nobel Stiglitz», lo introduce Di Maio). Anche lui ha un programma: «L’uscita dall’euro non è in discussione, ma bisogna rivedere il Fiscal compact. L’austerità è autodistruttiva ». Alla Sanità c’è Armando Bertolazzi, patologo che lavora all’ospedale universitario romano Sant’Andrea: «Uno scienziato, ma che sta sul campo», lo presenta il leader. Per i Beni culturali c’è Alberto Bonisoli, già professore alla Bocconi, mentre a Trasporti e infrastrutture andrebbe il geologo e docente universitario Mauro Coltorti, che dichiara: «Noi diciamo no al ponte di Messina e poi non ci sono i ponti sul Po». Mentre Giuseppe Conte, professore di diritto privato a Firenze, andrebbe alla «Pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia».
Un primo caso scoppia sul nome di Salvatore Giuliano dirigente scolastico dell'istituto «Majorana» di Brindisi ed eventuale ministro dell’Istruzione. Quando il suo nome esce, il segretario del Pd Matteo Renzi commenta: «È un nostro amico, è stato consulente dei ministri Giannini e Fedeli. È un preside, anche bravo, ci ha aiutato a scrivere la riforma della Buona scuola. Lo ricordo darmi sostegno pubblico». Pronta la replica di Giuliano: «Non ho scritto un rigo. Renzi l’ho visto due volte in pubblico, ho una concezione diversa d’amicizia E sulla riforma dico: riscriviamola». Ma il segretario dem posta sui social un video del novembre 2015 di un convegno in cui Giuliano lo incoraggiava: «Presidente, vada avanti». Un’altra polemica riguarda un appello per il Sì al referendum costituzionale firmato da Giannetakis: «Non so come ci sia finito il mio nome, non l’ho mai firmato», ribatte lei. In serata, lo staff di M5S liquida così la questione: «Sapevamo, non è un problema». E la chiosa finale arriva da Di Maio: «Ma quali altarini? Queste persone dimostrano che quando conosci Renzi cominci a evitarlo».