Il caso Fazio. Lupi: «Nessun editto bulgaro. Sfida sui contenuti, non sui nomi»
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«Nessun editto bulgaro, Fabio Fazio è una professionalità che ha dato tanto alla Rai, ma che ha anche avuto tantissimo. La Rai continuerà ad andare avanti, e anche Fazio». Maurizio Lupi prova a stemperare le polemiche suscitate dall’accantonamento, dopo 40 anni, di una figura simbolo di Viale Mazzini, come era ormai considerato il conduttore di Che tempo che fa. Il capo politico di Noi moderati, componente della Vigilanza Rai, considera un buon segnale l’indicazione di Roberto Sergio ad amministratore delegato e Giampaolo Rossi a direttore generale:_«La vera sfida ora è il rilancio del servizio pubblico in base alle competenze e alla sua mission, non per appartenenze».
Eppure sono in molti a vedere un parallelismo con la celebre conferenza stampa di Berlusconi a Sofia che portò all’allontanamento di Biagi, Santoro e Luttazzi, 21 anni fa.
Mi sembra una polemica un po’ montata ad arte. Considero Fazio un professionista di valore. Certo con una sua impostazione culturale, ma non lo vedo come un problema, anzi. Non può però diventare il tema centrale e assorbente il mancato rinnovo di un contratto. Mi interessa di più che cosa vogliamo farne, del servizio pubblico.
Fazio però faceva ascolti, il suo era un format consolidato e gradito dal pubblico.
Ma ci può stare un cambio, nel quadro di un cambio più complessivo che il servizio pubblico è chiamato a fare. Viviamo un momento difficile, complesso, nel pieno di una rivoluzione tecnologica e digitale in cui lo share nelle fasce di maggiore ascolto, nell’era di Internet, può non essere ritenuto cruciale come un tempo. Nell’era della televisione consumata on demand e attraverso i social o i motori di ricerca contano forse di più i contenuti.
Ma c’è chi vede solo una voglia di lottizzazione di segno contrario.
Più che i partiti presenti in Vigilanza la Rai deve rappresentare le diverse culture di cui i partiti sono espressione, valorizzando il pluralismo e la parità di genere, a partire dalla professionalità interne. E in questo senso le nomina di Sergio e Rossi vanno nella giusta direzione.
Che cosa intende per rilancio del servizio pubblico?
Penso a “Non è mai troppo tardi” che riuscì ad alfabetizzare milioni di italiani. Dobbiamo puntare a format di questo tipo proiettati nel futuro, reality che sappiano riavvicinare i giovani a professioni e mestieri, o a fiction che siano in grado di far conoscere figure e momenti che hanno fatto la storia del nostro Paese. Un po’ come la Rai di Bernabei, che fece crescere il Paese facendo formazione e cultura.