Il caso. Il Cav: servizi sociali in una mia cascina
L’ultima contromossa di Silvio Berlusconi. Nelle 10 pagine di memoria difensiva consegnate lunedì al collegio del Tribunale di Sorveglianza chiamato a decidere in camera di consiglio nella giornata di oggi sul regime di detenzione (per la condanna a un anno al netto del condono sui diritti Mediaset) il leader di Forza Italia si dichiara disponibile ad assistere anziani, disabili fisici e mentali, che «rinunciano all’aiuto terapeutico ospedalizzato» consapevoli della loro condizione, dunque interessati a un percorso di assistenza da lungodegenti in una struttura privata. Ma nella minuziosa relazione di Berlusconi - e qui sta la vera novità - al di là delle ipotesi di cui si parla in queste ore, relative a strutture del settore in Brianza (una a Seregno del Piccolo Cottolengo Don Orione e un’altra, L’Arca, nella stessa Arcore), il leader di Forza Italia darebbe la sua disponibilità ad allocare in una cascina di sua proprietà quest’opera di assistenza in cui dovrebbe recarsi periodicamente. Cascina però che andrebbe ristrutturata alla bisogna e questo potrebbe richiedere tempo, scavallando - negli auspici dei legali di Berlusconi, che proveranno a convincere i magistrati - i problemi di agibilità politica legati a questa fase di campagna elettorale, in vista del voto europeo del 25 maggio. Berlusconi viene descritto teso e di pessimo umore. Non riesce a sollevarlo neanche la decisione annunciata dalle parlamentari azzurre Deborah Bergamini ed Elena Centemero e dalla legale spagnola Ana Palacio di ricorrere in appello contro la corte dei diritti umani di Strasburgo, che non ha sospeso gli effetti della sentenza in vista delle Europee. Nella dettagliata richiesta di Berlusconi al Tribunale viene anche prevista l’alternativa degli arresti domiciliari, contemplata nella stessa relazione che l’Uepe, l’Ufficio esecuzione penale esterna, ha depositato al Tribunale di Sorveglianza chiamato oggi a decidere. Nella lunga lettera inviata ai magistrati Berlusconi entra nel merito dell’atteggiamento corretto e collaborativo che sostiene di aver mantenuto a sorreggere la scelta auspicata di affidamento in prova ai servizi sociali. L’ex premier, che in queste ore ha praticamente interrotto ogni contatto con i suoi parlamentari tutti col fiato sospeso a Roma in attesa della decisione, concentrato unicamente sulla sua vicenda giudiziaria, ricorda di aver ottemperato alle «statuizioni civili» della sentenza Mediaset restituendo all’erario le somme dovute. Un riferiemento anche alla sua campagna anti-magistrati: in realtà prova a spiegare il Cavaliere - finalizzata a condurre una battaglia politica e destinata al suo elettorato, senza mai aver mancato di rispetto ai magistrati nell’esercizio delle sue funzioni nel suo ruolo di indagato, di imputato e ora di condannato. E ci sarebbe anche una terza ipotesi, più blanda, fra quelle messe in campo dalla difesa di Berlusconi, che prevede unicamente colloqui rieducativi con i servizi sociali, con periodicità da definire. Oggi in ogni caso dovrebbe essere il giorno della verità. Si ipotizza infatti un pronunciamento veloce, ma la pubblicazione della sentenza con relative motivazioni va fatta entro cinque giorni dall’udienza, termine peraltro non tassativo, tanto più in un caso come questo con implicazioni del tutto particolari. A decidere sarà un collegio composto dallo stesso presidente del Tribunale di Sorveglianza Pasquale Nobile De Santis, dal giudice Beatrice Crosti e da due esperti esterni, di cui trapelano i nomi. Sarebbero due donne: la penalista Federica Brunelli e la criminologa Livia Guidali. In aula ci saranno poi un sostituto pg Antonio Lamanna e gli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini che - a completare la tempistica avranno altri 10 giorni per definire le modalità con cui il condannato intende ottemperare alle decisioni dei magistrati.