Attualità

GIOCHI. Superenalotto: ora sulla Sisal indaga anche la procura di Roma

lunedì 3 agosto 2009
La procura di Roma ha aperto un fascicolo processuale per verificare se sussista un'ipotesi di abuso di posizione dominante da parte di Sisal. L'azione penale - il fascicolo è per il momento senza reati e senza indagati - è stata avviata sulla base di un esposto di un'associazione di consumatori che ha preso spunto dall'istruttoria decisa dall'Antitrust per accertare se Sisal impedisca ai concorrenti di collegarsi alla rete telematica per svolgere l'attività di raccolta on line dei giochi numerici a totalizzatore nazionale, Superenalotto e Superstar.Il fascicolo processuale è stato affidato dal procuratore Giovanni Ferrara ad un sostituto del pool che si occupa di questioni economiche. Secondo l'Antitrust "i comportamenti di Sisal - è stato detto in una nota il 28 luglio scorso - rischiano di apportare un irrimediabile pregiudizio alle condizioni di offerta dei soggetti, già autorizzati alla raccolta on line di giochi pubblici, eventualmente interessati alla raccolta a distanza dei giochi numerici a totalizzatore nazionale". Sisal si è giustificata sostenendo che la raccolta on-line dei giochi numerici a totalizzatore nazionale è organizzata dalla società "nel pieno rispetto della relativa concessione, nei tempi e secondo le procedure previste dall'autorità amministrativa; gli operatori interessati sono puntualmente tenuti informati, coinvolti ed aggiornati da Sisal in merito agli adempimenti da soddisfare per poter avviare la raccolta on-line".Bocciato intanto il ricorso del Codacons. Il montepremi milionario del Superenalotto comunque non sarà congelato. Lo ha deciso il tribunale civile di Roma che ha respinto il ricorso presentato nei giorniscorsi dal Codacons secondo cui un jackpot a livelli così stratosferici non può non avere ripercussioni sulla salute e sulla sicurezza dei cittadini e dei scommettitori. Il giudice Lorenzo Pontecorvo, fa sapere in una nota lo stesso Codacons, ha rimesso la questione alla giustizia amministrativa ritenendo che "la domanda di distribuzione del montepremi secondo i criteri diversi da quelli attualmente previsti non appaia assolutamente strumentale alla tutela del diritto alla salute (non è peraltro dato sapere in quali termini una diversa distribuzione di premi, comunque di rilevante importo, possa migliorare lo stato di salute dei giocatori incidendo favorevolmente sulla 'febbre da giocò)". Il Codacons, che peraltro è stato condannato a pagare le spese di giudizio, confida ora nel Tar del Lazio che giovedì prenderà in esamela questione.