Attualità

Legalità e giustizia. Lotta alla mafia, iI Senato approva il nuovo codice

Giulio Isola mercoledì 4 agosto 2010
Il Senato ha approvato ieri, con 279 voti a favore, un astenuto e nessun contrario, il disegno di legge con il Codice antimafia. Il ddl era stato approvato a fine maggio alla Camera con 367 voti su 367 presenti. Il provvedimento delega il Governo ad adottare «entro un anno» un decreto legislativo recante il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. Entro un anno. il Governo dovrà anche adottare un decreto legislativo per disciplinare la documentazione antimafia. Le nuove norme istituiscono inoltre in ambito regionale le stazioni uniche appaltanti, al fine di assicurare la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici e di prevenire il rischio di infiltrazioni mafiose. «Ancora una vittoria dell’antimafia dei fatti, quella che abbiamo portato avanti dall’inizio di questa legislatura con una serie di successi e risultati concreti che nessuno aveva mai ottenuto prima», ha commentato il premier Silvio Berlusconi. Una «svolta storica», l’ha definita il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, il quale ha sottolineato che, per la prima volta, la legislazione di contrasto alla mafia verrà riunita in un unico testo normativo. «Quello di oggi è un voto importante perchè unanime - ha dichiarato il ministro dell’Interno Roberto Maroni - questo mi rafforza nella convinzione che lo straordinario programma-progetto di sconfiggere definitivamente la criminalità organizzata entro la conclusione di questa legislatura, cioè nei prossimi tre anni, possa davvero essere raggiunta». E sull’approvazione definitiva, il presidente del Senato, Renato Schifani, ha ringraziato tutti i senatori: «in due anni il Parlamento ha approvato norme di contrasto senza precedenti: dal sequestro dei patrimoni, al 41 bis, al codice antimafia, votando tutti questi provvedimenti all’unanimità e dimostrando che la legalità non è esclusiva di qualcuno ma è patrimonio di tutti».E ieri il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso ha commenta l’allarme lanciato ieri dal vice presidente della commissione Antimafia Fabio Granata a proposito di «infiltrazioni e zone d’ombra» che si sarebbero state nelle candidature delle scorse elezioni regionali. «I partiti sono delle associazioni private e sono liberi di candidare chi vogliono, anche venendo meno ai codici di autoregolamentazione, sottoscritti, che impedirebbero candidature di personaggi finiti sotto inchiesta» ha commentato Grasso, che ha aggiunto: «questo fenomeno è avvenuto anche altre volte come nel 1991: un fatto del genere era già stato accertato da Gerardo Chiaromonte che allora presiedeva la commissione Antimafia. Io ero tra i consulenti - ha ricordato - e i segretari dei partiti firmarono un codice di autoregolamentazione e candidarono lo stesso personaggi, diciamo così, "chiacchierati"». E ha concluso: «la magistratura non ha alcun potere né di intervento, né di sanzione, nei confronti dei partiti che si comportano in contrasto con il codice di autoregolamentazione».