Cisterna di Latina. Lotta al caporalato, si parte dal trasporto e dal "tetto"
Immigranti al lavoro in agricoltura: non di rado sono irregolari e sfruttati dai "caporali" (Ansa)
Parlare di lotta al caporalato e allo sfruttamento in un'azienda agricola davanti a decine di imprenditori della terra. È accaduto a Cisterna di Latina, Agro Pontino, terra di grande agricoltura di qualità ma anche di grande sfruttamento dei braccianti, in particolare immigrati.
Siamo alla Zeoli Fruit, azienda leader nella produzione di kiwi. L'occasione è il convegno "Contrasto al caporalato, una rete sul territorio", promosso dalla Regione Lazio e da Confcooperative, per illustrare le importanti iniziative regionali e per confrontarsi. Perché, come sottolinea Marco Marcocci, presidente di Confcooperative Lazio, «la lotta allo sfruttamento è una scelta morale, una battaglia di civiltà, ma la sinergia tra tutti gli attori è fondamentale. Per chi lavora in agricoltura è una scelta di campo». Così l'assessore regionale all'agricoltura Enrica Onorati, illustra le iniziative nate dopo la firma a gennaio del protocollo d'intesa tra Regione e parti sociali "Per un lavoro di qualità in agricoltura" e l'approvazione ad agosto della legge regionale "Disposizioni per contrastare il fenomeno del lavoro irregolare e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura".
Due quelle già partite. L'App "FairLabor" alla quale si possono iscrivere aziende e lavoratori, e che favorisce l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, pubblicando i fabbisogni occupazionali e l'elenco dei lavoratori disponibili. Il trasporto pubblico gratuito per lavoratori, italiani e immigrati, iscritti all'App o alle liste di prenotazione in agricoltura, e con un regolare contratto. Strumenti per combattere l'intermediazione e i trasporti illegali in mano ai caporali e agli imprenditori senza scrupoli. «Non si può fare qualità senza una scelta etica - dice l'assessore -. Chi non rispetta le leggi lede il mercato, non ci sono giustificazioni. Il fenomeno va individuato ma non lasciato solo alla repressione. Noi pensiamo di averlo aggredito nel modo giusto». Annuncia che per migliorare il sistema dei trasporti sono allo studio delle "navette" per collegare le fermate delle linee pubbliche ai posti di lavoro.
Poi un appello agli imprenditori. «Il silenzio favorisce l'illegalità. Solo dalla trasparenza è possibile far emergere le reali esigenze. Non ci possono rappresentare le mele marce e i caporali». Un invito che fa anche la consigliera regionale Marta Bonafoni, firmataria della proposta poi diventata legge. «Un conto è fare le leggi, altro la loro attuazione. Ma tocca a tutti, anche a voi. Bisogna coinvolgere tutti per spezzare la solitudine degli imprenditori onesti e dei lavoratori vessati, contro questo fenomeno odioso che ci sta intossicando». A fa due precise richieste. «Aiutateci a riempire i pullman, altrimenti continueremo a vedere i braccianti in bicicletta e non poche volte morire investiti». E poi «collaboriamo, creiamo sinergie tra chi ha case sfitte e i lavoratori che cercano un'abitazione».
Davvero «tutta la comunità è chiamata a fare la sua parte», si associa Patrizia Ciccarelli, assessore alle politiche del welfare del comune di Latina. «Noi comuni dobbiamo costituirci parte civile nei processi contro sfruttatori e caporali. L'abbiamo fatto in un primo processo per riduzione in schiavitù di un bracciante italiano e uno immigrato. Non è stata accettata, ma insisteremo perché è giusto farlo».
Poi tocca agli imprenditori parlare. «La grande distribuzione - denuncia uno di loro -, vuole prodotti etici, ci chiede il rispetto di tutte le regole poi fa i prezzi con le aste al doppio ribasso. Non si può chiedere solo a noi comportamenti etici mentre altri li mettono sotto i piedi». Un altro accusa la legge 199 «che colpisce più gli imprenditori dei caporali». Un altro ancora se la prende coi giornali che «descrivono questa terra solo come terra di sfruttamento e non raccontano mai le belle esperienze di qualità». C'è chi ammette che «manca la capacità di collaborare tra noi, di stare insieme, così da soli si è vittime della grande distribuzione e di chi non rispetta le regole». Chi ancora denuncia come «i contributi agricoli siano molto diversi a pochi chilometri di distanza, ma le zucchine sono uguali». Interventi molto sulla difensiva, ma c'è anche chi vorrebbe fare. «Perché non ci viene permesso di realizzare in campagna delle strutture per ospitare i braccianti? Io sono disponibile a farlo e penso sia vero inserimento».