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POLITICA. Lodo Alfano, l'ira del premier Fini: «Rispetti la Corte e il Colle»

giovedì 8 ottobre 2009
È ancora scontro politico nel "day after" della sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato il Lodo Alfano. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, va all'attacco: "C'è un Capo dello Stato di sinistra e c'è una Corte costituzionale con undici giudici di sinistra, che non è certamente un organo di garanzia, ma è un organo politico". E quanto alle vicende giudiziarie che tornano a galla, il premier dice con fermezza: "Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi, che illustrerò agli italiani, anche andando in tv. Mi difenderò più spesso nelle aule dei tribunali, facendo esporre al ridicolo gli accusatori, mostrando a tutti gli italiani di che pasta sono fatti loro e di che pasta sono fatto io" e poi conclude: "Per fortuna che Silvio c'è, altrimenti il Paese sarebbe nelle mani della sinistra".Riconosce il pieno mandato al premier il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che però sottolinea: "L'incontestabile diritto politico di Berlusconi di governare conferitogli dagli elettori non può far venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte costituzionale e il Capo dello Stato". I presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, sono peraltro stati convocati al Quirinale per un colloquio con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L'incontro, che è durato circa un'ora, si è concluso poco prima delle 18.La maggioranza. Per il capogruppo Pdl alla camera, Fabrizio Cicchitto, "le elezioni regionali costituiranno un'occasione politica assai importante" e, in ogni caso, "bisogna rendere partecipi i cittadini che sono con noi di questa battaglia contro una rete di poteri finanziari, editoriali, giudiziari che vogliono mettere in discussione i risultati di libere elezioni". Scende in campo anche il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni: la Consulta "nega proprie precedenti determinazioni, questo è l'aspetto più paradossale. Mai la Corte aveva segnalato che fossenecessaria una legge costituzionale". L'opposizione. Sul fronte dell'opposizione 'tranchant' è Antonio Di Pietro. Il leader Idv chiama a una grande manifestazione, una "piazza Navona 2" per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio: "Organizzeremo una manifestazione di piazza per chiedere che si vada alle urne" e a "Berlusconi di andare davanti al suo giudice". Il segretario Pd, Dario Franceschini, incalza: a Berlusconi "dico che non ci fanno nessuna paura i suoi soldi, il suo potere, le sue minacce. La smetta di insultare la Consulta e il Presidente della Repubblica, avere vinto le elezioni non vuol dire stare sopra alla Costituzione, alle leggi, agli organi di garanzia. Il Capo dello Stato ha operato in modo ineccepibile nel rispetto del ruolo di garanzia che ricopre". A riflettere l'insofferenza dei democratici per tutti gli attacchi contro il Quirinale è Vannino Chiti, vicepresidente del Senato: "Appare chiara in queste ore la convergenza di fatto negli attacchi a Napolitano tra Berlusconi e Di Pietro. Non mi stupisce. Il populismo è un cemento assai più forte di differenze sbandierate spesso a fini di propaganda".