Indagine su 800 docenti. Lo studio: due insegnanti su tre preferiscono la Dad
Studenti del liceo fanno lezione in strada a Torino per protestare contro la dad
Due docenti su tre non vorrebbero tornare in classe e se, dipendesse da loro, sceglierebbero la didattica a distanza ad oltranza. Mentre il governo prepara – non senza tentennamenti propri, valutazioni sull’indice di contagio e distinguo delle Regioni – la ripartenza in presenza per le scuole superiori chiuse da novembre, gli insegnanti ne farebbero volentieri a meno. L’indagine dell’Inapp su «La scuola in transizione: la prospettiva del corpo decente in tempo di Covid-19» accende un faro, basandosi su 800 interviste, sulla posizione degli insegnanti. Posizione che appare diametralmente opposta a quella di genitori e ragazzi. La tanto vituperata dad viene promossa, e preferita alle lezioni in presenza, anche se non mancano le criticità: la mancanza di uno standard unico, di formazione e dotazione tecnologia per rendere le lezioni a distanza efficaci per tutti gli alunni. L’indagine ha coinvolto insegnanti di ogni ordine e grado, dall’asilo nido all’università, mostrando un corpo docente molto preoccupato di tutelare la salute, propria e degli alunni. Il 70,4% si è detto favorevole alla chiusura delle scuole sino al termine della pandemia. «In pratica il sistema dell’istruzione – sintetizza il presidente dell’Inapp Sebastiano Fadda – trovandosi nella burrasca del mare aperto dell’emergenza sanitaria ha utilizzato la 'scialuppa' della didattica a distanza per rientrare in un porto sicuro». Aver remato nella stessa direzione, sintetizza l’indagine Inapp ha permesso di salvare il ciclo di studi ma sono emersi i problemi endemici della scuola come gli organici insufficienti, l’inadeguata dotazione strumentale, la scarsa padronanza dell’utilizzo delle nuove tecnologie da parte di un corpo docente particolarmente anziano. La percentuale di insegnanti over 50 è pari al 59% e quella di giovani al di sotto dei 34 anni si ferma allo 0,5%. Tra le difficoltà principali registrate la mancanza, segnalata dal 12% degli insegnanti, di una rete internet casalinga adeguata a gestire la didattica on-line. Situazione 'polarizzata' per quanto riguarda i carichi di lavoro che sono stati inferiori per gli educatori di nidi e asili e più gravosi per gli insegnanti delle elementari e delle medie per via della limitata autonomia degli allievi e della minore efficacia nella didattica a distanza. Preparazione delle lezioni più complessa per i docenti delle superiori ma migliore 'resa' durante i collegamenti online mentre per i docenti universitari sono stati soprattutto gli esami il tasto dolente per la difficoltà di valutazione a distanza.