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TERZO POLO AL CAPOLINEA. Lo «scatto» di Casini spiazza Fini e Rutelli

Marco Iasevoli giovedì 10 maggio 2012
​Un’ora di teso faccia a faccia tra Fini e Casini evita, o almeno rimanda, la resa dei conti interna al Terzo polo. «Siamo sempre d’accordo su tutto, anche quando fingiamo di non esserlo», dice laconico il leader Udc lasciando le stanze del presidente della Camera. In effetti, i due concordano che le amministrative hanno lasciato nell’anonimato l’aggregato Udc-Fli-Api, e che per prendersi il cuore del voto moderato occorre andare «oltre», verso il Partito della nazione. Casini sembra avere le idee chiare ed è disposto a seguirle anche affrancandosi da chi non ci sta. Fini, invece, resta nel dubbio, scontando il peso delle divergenze tra l’anima "tradizionale" di Fli che resta a destra e quella "siciliana" che ha combattuto la «dura battaglia» contro Berlusconi, e che vede come il fumo negli occhi l’eventuale ritorno in un «centrodestra tradizionale».Il modo in cui Casini ha accelerato non è piaciuto al presidente della Camera («Onore a chi ha partecipato al Terzo polo, ma non abbiamo saputo intercettare il cambiamento e ora il gioco è cambiato. Serve una grande forza stabilizzatrice per non finire come la Grecia, chi vuole andare avanti così è libero di farlo...», è tornato a dire ieri dopo averlo già annunciato martedì via tv). È sembrato un prendere le distanze dai due compagni di avventura, nonché la premessa per un riavvicinamento a Berlusconi e Alfano. Con un aggravante che Fini gli ha spiattellato con durezza: «Hai agito da solo, era un passo che dovevamo fare insieme, ci hai spiazzati». Il tutto mentre Granata, fuori dallo studio di Montecitorio, enunciava il programma di un nuovo "Partito della legalità", ispirato al patriottismo repubblicano e pronto a collaborare con il Pd. «Non moriremo democristiani», è tra l’altro il motto dei finiani isolani. E, perché si capiscano bene le intenzione dei "falchi", si intima a Casini di smetterla con la richiesta implicita di sciogliere Fli seguendo ciò che ha fatto lui poche settimane fa con l’Udc.Ma Pier, al suo successore alla Camera, risponde con altrettanta chiarezza: «Non solo per gli italiani noi tre non rappresentiamo una novità, ma per piccoli egoismi non abbiamo nemmeno saputo esportare il Terzo polo in tutta Italia». In effetti la coalizione di centro spesso e volentieri ha viaggiato separata, e quello di Casini sembra un affondo contro i «siciliani di Fli» e le «nostalgie» di Rutelli per il centrosinistra. Ma il cuore del problema il leader Udc lo tocca in un altro passaggio: «Mi spiace, ma il Partito della nazione non poteva essere solo il nuovo nome del Terzo polo. Noi tre e i nostri partiti non bastiamo, bisogna allargarsi e farlo in fretta altrimenti a catapultarsi sui moderati saranno altri». Insomma, la tattica usata da Casini è stata quella di "strappare" per costringere gli altri due a seguirlo, senza temporeggiare oltre: «Loro – confiderà il leader Udc al suo staff – temono che io voglia portarli nelle braccia di Berlusconi, ma non è così, abbiamo ben altre ambizioni, vogliamo ricostruire dalle macerie dei moderati che hanno votato Grillo o sono andati al mare».Il terzo protagonista della giornata, Francesco Rutelli, mentre i due sono a colloquio si sbraccia e fa trapelare all’esterno tutta la «confusione» creata dalle parole «precoci» di Casini. Via telefono partecipa anche lui al summit d’emergenza, ascoltando le ragioni del leader Udc. Poi sente e risente il presidente della Camera. Alla fine, decide di convocare il suo direttivo. I lavori procedono tutta la notte, e anche in quella sede pesano le differenze tra chi seguirebbe Casini e chi invece spinge per il "modello-Milano", dove l’assessore moderato Tabacci lavora d’amore e d’accordo con la giunta di sinistra targata Pisapia.Lo spettatore interessato è il Pdl. Da Lupi a Gasparri abbondano i richiami alla "casa dei moderati", con esplicite e implicite richieste a Casini di liberarsi dei due commensali e riaprire un tavolo con loro. Berlusconi e Alfano, intanto, continuano a lavorare alla «grande novità» da annunciare dopo i ballottaggi del 20 maggio, la «federazione dei moderati» che apra alla società civile, al mondo imprenditoriale e alle nuove tecnologie. Il progetto coincide quasi per filo e per segno con il Partito della nazione, e gli azzurri non escludono che le due forze, senza giocare ad inglobarsi, potrebbero apparentarsi. Ipotesi e analisi inimmaginabili sino a tre giorni fa, quando il Terzo polo pensava di ereditare i voti del vecchio centrodestra. Perciò Casini, liquidato il Terzo polo, ammette: «Me ne vado in giro per l’Italia, nei Comuni, mi prendo tre giorni per capire...».