L'intervista. Toti: «L'Italia riapra dagli under 50»
Il governatore della Liguria Giovanni Toti
«Mi viene in mente un detto popolare: 'l’operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto'». Restiamo in silenzio e Giovanni Toti ci aiuta a capire: «C’è una terribile emergenza sanitaria e un’altrettanto drammatica emergenza economica che devono camminare parallelamente. Sarebbe folle salvare questo Paese dal coronavirus e condannarlo a morire di fame». Sfidiamo il governatore della Liguria, leader di 'Cambiamo!', con una domanda netta: sta dicendo che è ora di riaprire? «Non sto immaginando fughe in avanti, sto dicendo una cosa diversa: oggi che siamo chiusi abbiamo il dovere di pensare a come riaprire. Perché presto la realtà verrà a bussarci alle porte».
Lei che idea ha?
Penso a una riapertura per aree geografiche e soprattutto per fasce d’età. Subito al lavoro gli under 50, maggiori tutele per gli over 50 e per quelli con problemi di salute, protezione assoluta per gli anziani e le categorie fragili. Per questi ultimi possiamo immaginare che il lockdown duri qualche settimana in più. Il governo ci pensi: puntiamo sulla generazione nata dopo il 1970 per riaccendere i motori del Paese.
Vede imprese pronte a riaprire e altre che devono attendere? E come riapriranno?
Il cantiere del Ponte di Genova non si è mai fermato: ecco il simbolo della Liguria che non si arrende, ecco il simbolo di un’Italia che vuole ripartire. Immagino una grande 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro, ndr) aggiornata e applicata ai tempi dell’emergenza Covid. E penso che le attività dove sarà possibile osservare la regola del distanziamento e magari operare all’aria aperta possano partire prima. L’edilizia, i cantieri navali, l’agricoltura...
Pare che il governo voglia chiudere così l’anno scolastico. E riaprire a settembre? E farlo senza esami con un dolorosissimo '6 politico'? Non è una scelta facile, ma i dati ci dicono che i ragazzi sono la categoria che rischia meno. E allora azzardo una proposta: riaprire a giugno e lavorare fino al 15 luglio.
Potrebbe valere anche per il calcio?
No, il calcio no. Il campionato di fatto è già chiuso. Dopo quello che è successo con Atalanta- Valencia riaprire, anche a porte chiuse, sarebbe una follia. C’è un Paese che soffre e che chiede di capire le priorità.
Qual è la sua priorità?
Spazzare via, una volta per tutte, la burocrazia. Che invece è una delle pochissime cose impermeabile al virus. Ora bisogna rendere semplice la vita degli italiani e invece tutto va nella direzione opposta. Mi fa più paura questo che il reperimento delle risorse.
Lei come sfiderà la burocrazia?
Via codice degli appalti, via gare europee, via controlli paesaggistici, via certificati Antimafia, via tutto. Almeno per due anni. Ci sono gruppi affidabili e lavori da fare: partano subito. Serve un modello di ricostruzione post bellico. Rischi? Ci sono e terremo la guardia alta, ma il coronavirus ha alzato la soglia di mora-lità, la gente ha capito che le cose vanno fatte bene e che le leggi vanno rispettate. Io mi fido.
I liguri che non rispettano le regole e escono per strada però l’hanno fatta infuriare.
Il gioco 'guardie e ladri' appassiona una strettissima minoranza della Regione. I liguri hanno mostrato responsabilità, hanno capito il momento, hanno fatto sacrifici, hanno cambiato stili di vita senza dire una parola. Ora li aspetta un ultimo sforzo. C’è Pasqua, c’è la tentazione di scappare alle case al mare. Bisogna respingerla con il massimo rigore. Domani (oggi, ndr) avrò un vertice con tutti i prefetti liguri e con tutte le forze di polizia. Metteremo a punto un piano di controllo capillare: controlli alle autostrade, chiusura dei parchi, delle spiagge. Io ho la testa sulla ripartenza, ma per cominciare a riaprire serve assoluto rigore nei prossimi dieci giorni.
Lei mette la mascherina?
Al supermercato sì. Se dovessi prendere un bus sì. Ma quando posso rispettare la regola del distanziamento la mascherina non serve.
Lei sa che sta dicendo una cosa impopolare.
Bisogna smetterla di inseguire l’opinione pubblica in ogni singola paura. Chi va fuori a prendere una boccata d’aria senza mascherina non è un nemico della società e se la politica segue l’irrazionalità abdica al suo ruolo.
È un messaggio al governo?
Non bisogna aver paura della pressione dei social. Non tocca a loro indicare la strada e definire le strategie. Ci sono gli scienziati e c’è la politica.