Disabilità. L'Istituto per sordi non chiuderà, «ma i suoi servizi non siano snaturati»
Di sicuro non chiuderà. Ma ora bisognerà capire se la riforma a cui il ministero dell’Istruzione sta lavorando permetterà di mantenere le caratteristiche che invece un ente di ricerca poteva garantire.
La preoccupazione infatti è che adesso si perda la specificità che l’Istituto statale per Sordi di via Nomentana a Roma ha avuto da oltre due secoli. Oggi è l’unico rimasto in Italia, ma sulle sue spalle pesano 2,5 milioni di debiti e un mancato riassetto normativo atteso dal 2000, con uno schema di regolamento che ne stabilisca funzionamento e finanziamento.
Solo qualche giorno fa, durante un’interrogazione parlamentare alla Camera, il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso ha rassicurato sul suo futuro: nascerà un ente di diritto pubblico che avrà una sua autonomia organizzativa, sarà finanziato dal Miur e con la locazione degli immobili, ma sarà annesso all’istituto scolastico statale Magarotto.
Un «modello organizzativo che non soddisfa» le associazioni ospitate in questo stabile (Anios, Cabss, gruppo Silis, cooperativa Il Treno, compagnia teatrale Laboratorio Zero), preoccupate del fatto che «un’annessione a una scuola lo faccia diventare un’appendice. Tutto il contrario di un percorso di valorizzazione». Questo significherebbe, sottolinea Virginia Giocoli, portavoce del coordinamento delle associazioni, «privarla della sua anima, dei suoi servizi». L’errore di metodo, per lei, sta proprio nel voler «far coincidere l’istituto con la parte scolastica, dimenticando tutto il lavoro di ricerca, di assistenza e accompagnamento per tutte le età che da sempre svolge».
In questo momento tuttavia, «l’unica speranza di salvare l’istituto è metterlo al servizio della scuola», che però non vuol dire comprimere il suo ruolo su istruzione, ricerca, università, accompagnamento per le famiglie. Ne è convinta la commissaria dell’Issr e dirigente scolastica dell’istituto Magarotto Isabella Pinto che, pur non occupandosi del nuovo regolamento, immagina questo luogo come «il palazzo delle sordità, in cui si può entrare e chiedere di essere guidati, dalla richiesta di riconoscimento della 'legge 104' alla scelta di un impianto cocleare». Tuttavia l’idea di riforma espressa dal sottosegretario, «è una soluzione per traghettare in acque sicure l’Issr. Poi i contenuti di questo contenitore andranno discussi insieme ai lavoratori e alle associazioni».
Nell’istituto infatti lavorano 18 persone, senza stipendio da giugno e adesso con contratto sospeso, «ma che non hanno mai interrotto i servizi, con grande dedizione – assicura Pinto – Ora dobbiamo fare tutti uno sforzo». Il riferimento è alle associazioni a cui è stato chiesto di pagare un canone di locazione per le stanze che occupano. Una scelta che non piace alle dirette interessate, con le quali c’è stato un incontro il 26 aprile per capire quali servizi possono offrire, continua la commissaria, «anche se una parte economica comunque deve essere resa, per dare un segno tangibile. È per il bene dell’istituto».
Dal canto loro le associazioni «hanno apprezzato che durante l’incontro – conclude la portavoce Giocoli – l’atteggiamento sia cambiato considerando le associazioni, che ora stanno elaborando una loro proposta, come parte dell’istituto e non come enti terzi».