Attualità

Migrazioni. «Con loro come loro», in un libro il dolore degli ultimi

martedì 15 ottobre 2024

Alcuni immigrati prima del trasbordo su una nave di salvataggio

Pensate a una baraccopoli in Kenya, dove chi viene sorpreso a rubare è bruciato vivo. Pensate a una notte in mezzo al Mar Mediterraneo, con un gommone stracarico di migranti che si è rovesciato e bisogna decidere in fretta chi salvare. Pensate alle tendopoli in Libano o in Ucraina, dove sopravvivono tra mille stenti i profughi della guerra. Ma pensate anche alla Comunità di pace di San José in Colombia, che ha deciso di non rispondere all’odio, perché «odiare fa marcire il cuore». Non sono favole o fiction. Tutto questo avviene veramente negli angoli più sfortunati di questo nostro mondo. E magari non ce ne accorgiamo neanche, perché non fa notizia e non arriva neanche per sbaglio sui nostri giornali e sulle nostre tivù. Proprio per questo l’operazione compiuta da Gennaro Giudetti con Angela Iantosca nel dare vita a “Con loro come loro” (Edizioni Paoline, 189 pagine, 15 euro) è ancora più benemerita. Il libro, infatti, è uno spaccato assolutamente fedele di ciò che accade tra i disperati, raccontato con estremo verismo dagli autori.

Gennaro Giudetti è infatti operatore umanitario in zone di guerra, emergenze e crisi internazionali, dopo essere stato un ragazzo difficile nella sua Taranto. Ha lavorato in diversi Paesi e nelle operazioni di ricerca e salvataggio di migranti nel Mar Mediterraneo. Ha collaborato con varie Ong (Medici Senza Frontiere, Action contre la faim, Operazione Colomba, Sea Watch. Protagonista, nel 2020, del documentario La febbre di Gennaro, dal 2024 lavora per la FAO. Angela Iantosca, dopo essersi messa in luce con “Ventuno le donne che fecero la Costituzione” (scritto a quattro mani con Romano Cappelletto, sempre per i tipi delle Paoline) ne ha raccolto le testimonianze e le ha fissate nel volume, che si legge d’un fiato, pur essendo in molti passaggi un autentico pugno nello stomaco.

Valga per tutti la storia di Kimama, 15 anni, un ragazzino della baraccopoli di Soweto, nei pressi di Nairobi. Ha perso la madre, uccisa dal padre perché sorpresa a rubare. E là il furto è il peggiore dei reati, perché – racconta Giudetti – toglie anche quel poco che c’è a chi non ha nulla. Un reato talmente grave da meritare una morte atroce come l’essere bruciati vivi. È capitato alla madre di Kimama, capiterà anche a lui, che Giudetti aveva conosciuto quando era in quello slum come operatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Ma di storie altrettanto tragiche è pieno il libro. Anche se il messaggio finale del volume è che neanche tanta sofferenza riesce a cancellare la speranza. Quella portata dai tanti che si adoperano per far sì che in quegli angoli bui del mondo si possa vivere un po’ meglio. La speranza di chi denuncia. La speranza di chi come Giudetti e Iantosca scrive libri come questo (i cui proventi andranno in parte a Operazione Colomba, corpo non violento di pace in zone di conflitto), affinché il mondo non si volti sempre dall’altra parte.