Scenari. La montagna è sempre meno abitata e con meno nati. Ora c'è un Libro Bianco
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Il futuro partendo dall’analisi dei dati. È questo l’obiettivo del “Libro Bianco della Montagna”, progetto promosso dal Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri e affidato a Unimont, polo dell’Università degli Studi di Milano. Il volume fornisce un’analisi dettagliata e aggiornata della situazione ambientale, socioeconomica e della governance delle montagne italiane, dal livello regionale a quello nazionale, evidenziando le principali sfide e priorità per il rilancio di territori importanti per il Paese in tempi di grande cambiamento.
Tutta una serie di dati, utili per comprendere il futuro. Le principali minacce individuate per i territori montani da un punto di vista sociale sono: lo spopolamento, l’invecchiamento della popolazione, la concomitante riduzione dei servizi di base per i cittadini, nonché l’effetto “calamita” dei capoluoghi (il quale crea divari socioeconomici importanti entro le stesse regioni).
L’analisi demografica evidenzia che, complessivamente, la popolazione dei Comuni montani cala (-5% in dieci anni, dal 2012 al 2022, rispetto al -1,8% nazionale) ed è sempre più anziana, con una condizione «allarmante», denuncia il polo, di squilibrio generazionale. Per dare una geografia del fenomeno, i paesi della Puglia sono quelli che hanno perso più abitanti (-16,2%). Seguono i Comuni di Marche (-11,4%) e Friuli (10.55). In Lombardia e Piemonte il calo è rispettivamente del -3,2% e del -5,9%. Trend positivo solo in Trentino-Alto Adige: +3,5%.
Per quanto riguarda l’ambiente, in 50 anni i Comuni italiani hanno perso 157 km quadrati di ghiacciai. Sulla sanità, gli abitanti hanno 0,4 posti letto ogni mille abitanti, molti meno rispetto al 3,9 del resto del Paese. Sui trasporti, solo il 34% dei paesi in questione ha infrastrutture ferroviarie attive, una percentuale inferiore rispetto al resto dell’Italia (64%). Per l'economia, nell’ultimo decennio le imprese sono diminuite del 3,3% rispetto a un calo del’1,5% a livello nazionale.
Basandosi su questi dati, Unimont propone delle soluzioni: in primis definire «politiche integrate e strategie specifiche per i territori montani» e «sensibilizzare società, formazione, ricerca per l’innovazione» scrive il polo nel testo. Seguono l’attuazione di «politiche integrate per le aree montane e strategie specifiche». Ma secondo il Unimont è necessario anche: «Attualizzare le norme alle sfide contemporanee per un territorio ad alta specificità, complessità e diversificazione regionale come quello montano per promuoverne lo sviluppo socioeconomico e la tutela in tempi molto differenti da quelli del secondo dopoguerra». Oltre che «costituire un osservatorio permanente per il monitoraggio dei settori strategici per lo sviluppo dei territori montani» e «promuovere la formazione di “ecosistema dell’innovazione” della montagna».
E proprio oggi il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, ha parlato del volume dopo il via libera in Commissione Affari costituzionali del Senato del ddl per la promozione e la valorizzazione delle zone montane: «È stato un grande lavoro di analisi, necessaria per permettere una precisa conoscenza delle peculiarità di queste zone, delle differenti esigenze e potenzialità, con l'obiettivo di far esprimere al meglio le qualità dei territori montani. Altro tassello importante del nostro lavoro, di cui andiamo molto fieri».