Siamo di fronte «a uno stato insoddisfacente dell'Unione europea come soggetto di politica internazionale. Stiamo vivendo degli eventi dirompenti carichi di possibilità di incognite nel Mediterraneo, nell'Africa e nel Medio Oriente, e rispetto a questi eventi l'Unione europea non è riuscita a esprimere una posizione comune, specie dinanzi alla crisi libica. Una posizione comune che fosse appunto il segno di quella politica estera e di sicurezza comune che è un nostro irrinunciabile traguardo». Lo ha detto il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, in un videomessaggio al Festival dell'Europa in corso a Firenze. Parole che rilanciano la tesi che l'inquilino del Colle aveva già esposto un mese fa. «Se non c'è preparazione, elaborazione costante e analisi di fronte a crisi improvvise, è difficile che l'Unione europea - ha detto ancora Napolitano - si trovi pronta con risposte condivise. Il problema è quello di creare condizioni e analisi costanti in modo che si abbiano tutti gli strumenti per poter affermare l'Unione europea come attore, soggetto globale, autonomo e attivo di politica estera e di sicurezza, protagonista di iniziative indispensabili per garantire la sicurezza comune». Per Napolitano, insomma, occorre dirsi con «molta franchezza» che «costruire una politica estera e di sicurezza comune è impresa non meno ardua di quanto sia stata e sia ancora oggi la costruzione e il consolidamento della moneta unica».La Ue finora «ha reagito in maniera sempre molto decisa alle crisi nel Nor Africa e alle sommosse nel mondo arabo»: lo ha affermato la portavoce dell'Alto Rappresentante per la politica estera della Ue,
Catherine Ashton, sottolineando però di non voler commentare le parole del presidente Napolitano. «La nostra reazione è stata decisa - ha aggiunto - così come chiaramente dimostrato dalle posizioni e dalle decisioni prese dal Consiglio europeo e dalla Commissione Ue».