Libia. L'Onu condanna chi supporta la cattura dei migranti: "Condotta vergognosa"
Jan Kubis, capo della missione Onu in Libia (Unsmil)
Seabird / Sea Watch
Il governo libico non ha la minima intenzione di lasciarsi controllare dalle autorità internazionali. Da anni gli operatori Onu chiedono di poter accedere ai centri di detenzione, per verificare che vengano rispettati gli impegni umanitari e al contempo assistere direttamente le persone imprigionate. Al contrario “le Nazioni Unite e altre agenzie - ha denunciato Kubis - continuano ad affrontare restrizioni da parte delle autorità libiche sull'accesso umanitario e per il monitoraggio dei diritti umani nei centri di detenzione”.Cosa ci sia da nascondere, lo stesso inviato Onu lo suggerisce senza iperboli: “A giugno l’Unsmil ha ricevuto altri rapporti scioccanti di violenza sessuale contro ragazze e ragazzi minorenni nei centri di detenzione ufficiali per migranti”.Con il voto del Parlamento italiano la missione Onu ne esce indebolita. “Ribadisco che la Libia non è un porto di sbarco sicuro per migranti e rifugiati”, ha ribadito Kubis riferendosi specialmente a Italia, Malta e Ue: “Gli Stati membri che sostengono le operazioni di rimpatrio in Libia dovrebbero rivedere le loro politiche”. In altre parole, quei Paesi “membri delle Nazioni Unite che hanno influenza, devono fare di più per prevenire questi crimini”.I colpevoli stavolta non vengono indicati genericamente negli appartenenti alle milizie, una definizione spesso usata a Roma come a Bruxelles per giustificare il sostegno alla guardia costiera e alle polizie a terra: “Incoraggio coloro che forniscono sostegno alle agenzie di sicurezza libiche che si presume siano coinvolte in queste violazioni ad assumersi le proprie responsabilità e a prendere tutte le misure possibili per prevenire una condotta così vergognosa”. Poco dopo è arrivata la risposta del Parlamento italiano.