Attualità

BIOETICA E SOCIETÀ. «Liberi per vivere» Parte la campagna in tutto il Paese

Diego Motta martedì 28 aprile 2009
Risvegliare le coscienze e mobi­litare i cittadini perché si fac­ciano interpreti e promotori di un’autentica cultura della vita. È l’o­biettivo con cui si è aperta la « fase due» della grande campagna di co­municazione lanciata da Scienza & Vita, Forum delle associazioni fami­liari e Retinopera. Dopo l’elaborazio­ne del Manifesto «Liberi per vivere», presentato ufficialmente il 20 marzo scorso, ora il progetto di sensibilizza­zione dell’opinione pubblica sui te­mi del fine vita entra nel vivo. Entro il 10 maggio, infatti, arriveranno nelle diocesi e nelle 25mila parrocchie ita­liane e, successivamente, in tutte le associazioni e i movimenti ecclesiali oltre 16 milioni di dépliant, 74mila poster e 33mila lettere con un mes­saggio diretto da diffondere a tutti: «Amare la vita, fino alla fine». Un piano di informazione e forma­zione capillare, che vuole tradurre in fatti concreti, incontri, dibattiti e di­vulgazione il lavoro di riflessione cul­turale portato avanti nei mesi scorsi dalle 43 associazioni che hanno sot­toscritto il Manifesto dei valori «Li­beri per vivere», una riflessione «alta» sulla cultura della vita dopo il caso di Eluana Englaro e il percorso politico apertosi in Parlamento per realizzare una legge sul fine vita in grado di sa­nare l’attuale vuoto legislativo. «Ogni parroco riceverà tutto il mate­riale informativo necessario da diffondere nella propria comunità – spiega Beatrice Rosati, responsabile del coordinamento delle attività e del­la comunicazione di Scienza & Vita – Si tratta di un vero e proprio kit per i portavoce della vita, quelle figure cui successivamente spetterà di organiz­zare sul territorio la mobilitazione su questi temi». Una campagna che pas­serà dai banchetti da allestire sui sa­grati delle chiese alle assemblee pub­bliche nei teatri e nei circoli cittadini, dagli spazi di riflessione dentro le ca- techesi alla diffusione di volantini e manifesti, grazie al coinvolgimento di associazioni e gruppi. Il motivo do­minante sarà la vicinanza a chi soffre. Sempre, anche nelle situazioni più e­streme. «Uno sguardo può vincere la solitudine» è il messaggio-chiave, che richiama alla necessità di relazioni vi­tali, in grado di accompagnare il ma­lato durante la malattia, cercando ra­gioni di speranza anche dove è più difficile. «Nel Manifesto diciamo tre sì – ricorda Rosati – Sì alla vita, sì al­l’assistenza e sì alla medicina pallia­tiva: vogliamo che le comunità cri­stiane, e non solo, sappiano mettere al centro le persone, a maggior ra­gione quando vivono stati di abban­dono e di isolamento». È la testimo­nianza della prossimità amorevole, della vicinanza «senza se e senza ma», del bene silenzioso che spesso non fa notizia il significato più profondo di questa iniziativa, che lascerà «molto spazio all’immaginazione» confida­no gli organizzatori di Scienza & Vita. Oltre ai «no» che verranno ripetuti, su eutanasia, accanimento terapeutico e abbandono del paziente, il lavoro da fare riguarda la creazione di reti informali sui territori, di sinergie tra cittadini e associazioni. «È la regola del passaparola, che vogliamo sia il più virtuoso possibile» osserva Rosa­ti, che sta mettendo a punto una gui­da del portavoce, con le istruzioni per l’uso destinate a chi dovrà promuo­vere appuntamenti e sit-in sui terri­tori. «A Torino puntiamo sul coinvol­gimento dei parroci – racconta il re­sponsabile cittadino di Scienza & Vi­ta, Fabrizio Clari – Vorremmo fare informazione corretta su temi deli­cati e sensibili, coinvolgendo esperti in grado di chiarire la posta in gioco in materia scientifica e giuridica. E magari riuscire a fare breccia, con la forza delle nostre ragioni, anche in ambienti e circoli non riconducibili direttamente alla comunità cristia­na ». «È necessario responsabilizzare tutte le associazioni che a suo tempo aderirono a Scienza & Vita – gli fanno eco da Ferrara Chiara Mantovani e da Arezzo Lorenzo Schoepflin – Ciascu­no, con le proprie reti e i propri con­tatti, può aiutare a promuovere un’autentica cultura della vita». La sfi­da nelle città e nelle province d’Italia è già iniziata.