Migrazioni. «Liberi di partire liberi di restare»: in 2 anni investiti 23 milioni Cei
Quasi 23 milioni di euro in due anni. Sono i fondi dall'8xmille alla Chiesa italiana destinati a sostenere i migranti nei loro progetti migratori. A casa loro e a casa nostra. Per aiutarli cioè a restare, sostenendo alternative lavorative all'emigrazione. Per sostenerli durante il viaggio, anche nell'ipotesi di un ritorno. Per supportarli, infine, nell'integrazione. È la filosofia della campagna "Liberi di partire liberi di restare", voluta dalla Chiesa italiana e giunta al suo secondo anno, con un'attenzione particolare ai più fragili, minori non accompagnati e vittime di tratta.
Occasione per un bilancio "in corso d'opera" del progetto Cei è l'incontro organizzato ieri da Caritas italiana, introdotto dal Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Stefano Russo. "Liberi di partire liberi di restare" sostiene economicamente in Italia, paese d'arrivo, 14 progetti promossi e gestiti da ordini religiosi e associazioni (come le suore Scalabriniane, della Divina Provvidenza e Ong come Rondine Cittadella della Pace o Slaves No More) più altri gestiti da 45 di Diocesi italiane, da Nord a Sud, da Acqui a Vigevano. Importo complessivo: 10 milioni 780 mila.
Poi ci sono i 6 progetti nei paesi di transito delle migrazioni, affidati alle Caritas di Niger, Tunisia, Algeria,
Marocco, ma anche Albania e – gestito da Caritas italiana – in Turchia: 3 milioni e 885mila euro. Altri 12 progetti infine sono finanziati direttamente nei paesi di partenza: Mali, Nigeria, Costa d'Avorio, Senegal, Gambia, Guinea, finanziati con 8 milioni 166mila euro. A gestirli sono realtà della cooperazione allo sviluppo come Vis, Vides, Avsi o Caritas locali. «Riferirsi alla "libertà di partire o di restare" – dice il segretario della Cei monsignor Russo – impone un rispetto profondissimo, quello che si deve a chi cerca di realizzare ciò che, per un credente, si può scorgere nella filigrana di una narrazione provvidenziale».
Monsignor Russo ricorda che «siamo spesso abituati a sentire descrivere i migranti come "oggetti" di accoglienza o di rifiuto», mentre «la parola "libertà" ci offre uno sguardo diverso», quello cioè con cui «Gesù pone i poveri al centro della storia: non più giudicati, valutati, misurati, ma ascoltati, accettati, accompagnati». Il segretario della Cei plaude al lavoro di squadra dei diversi soggetti coinvolti: il Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del terzo mondo, Missio, Migrantes, l'Apostolato del Mare, Caritas italiana.
Don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del terzo mondo, spiega che «sono stati privilegiati i paesi di origine dei flussi migratori, nella fascia subsahariana. Lì sosteniamo progetti di sensibilizzazione nelle scuole, piazze, mercati sui rischi di affidarsi ai trafficanti, con manifesti, materiale informativo, spot». Allo stesso tempo, «grazie alle Ong salesiane, supportiamo la formazione professionale per creare elettricisti, meccanici, agricoltori e inserirli nel mondo del lavoro, offrendo un'alternativa all'emigrazione». I progetti nei paesi in transito prevedono anche l'accompagnamento al rientro in patria per chi lo decide liberamente. In Italia diocesi e ordini gestiscono numerosi progetti di accoglienza.
«I fondi per questa campagna - ricorda don Di Mauro – sono solo parte di quelli erogati dall'ufficio di cui sono responsabile. Solo nel 2018 la Cei ha finanziato 818 progetti, per un importo complessivo di 118 milioni di euro».