La visita. Meloni: «No escalation al confine Libano-Israele»
Giorgia Meloni e il primo ministro libanese Najib Miqati passano in rassegnala guardia d’onore al palazzo del governo a Beirut
«Evitare in tutti i modi l’escalation al confine con Israele». La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è giunta in Libano, mentre cresce la tensione nell’area Sud del Paese dei cedri, sotto controllo della forza di interposizione Unifil, che registra una forte presenza italiana, con un contingente di oltre mille militari che operano in ambito Onu e in ambito bilaterale (Mibil) e che oggi Meloni, prima di fare rientro a Roma, andrà a visitare, alla Base “Millevoi”, a Shama.
La premier è giunta a Beirut in serata accolta dal Primo Ministro della Repubblica libanese, Najib ‘Azmi Miqãti, e dall’ambasciatrice italiana Nicoletta Bombardiere. Proprio in giornata sei persone sono state uccise e diverse altre sono rimaste ferite in un raid israeliano nel sud del Libano, che ha colpito un caffè di Naqura, che è la cittadina in cui ha sede il comando della missione dell’Onu, per lungo tempo gestito proprio dall’Italia, che resta, nei numeri, il Paese maggiormente impegnato nella missione .
Nel corso dell'incontro con il premier libanese Meloni, informa una nota di Palazzo Chigi, «ha ribadito la volontà dell'Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano», alle prese da alcuni anni con una grave crisi politica ed economica e ora per la prima volta, dopo circa 17 anni, registra rischi concreti di una ripresa delle ostilità fra Israele ed Hezbollah. «Il bilaterale è stato l’occasione per portare una concreta vicinanza italiana» in questo difficile momento, e anche per «un approfondito scambio di vedute sulla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente». Meloni, anche nella successiva cena con il premier libanese, ha rinnovato l’impegno nella cooperazione allo sviluppo, «su cui l’Italia si conferma anche quest’anno tra i primi». Apprezzamento per il contributo italiano alla missione Unifil e alla attività di formazione delle forze armate libanesi è stato espresso dal premier Miqãti. Ribadita anche la volontà di aumentare l’interscambio commerciale e il rafforzare le politiche migratorie nel Mediterraneo, «con l’obiettivo di coordinare le politiche contro le migrazioni irregolari e il traffico di persone». Si è anche parlato di possibili soluzioni politiche per venire incontro all’emergenza rifugiati che da tempo affligge il Libano, in relazione soprattutto alla crisi nella limitrofa Siria.
Temi internazionali e questioni interne si assommano, con una settimana, dopo Pasqua, che si annuncia intensa per il governo. Tra mercoledì e giovedì è atteso il voto per appello nominale sulla mozione di sfiducia delle opposizioni al vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, in aula alla Camera, come stabilito dalla conferenza dei capigruppo. Sempre mercoledì la Camera discuterà anche la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Il voto dovrebbe però slittare di qualche giorno. Giuseppe Conte accusa la premier di non far dimettere una ministra «accusata di una truffa aggravata sull'utilizzo di fondi covid che avevamo stanziato per i lavoratori. Ma ci penseremo noi - promette il leader M5s -, porteremo la mozione di sfiducia in parlamento e la faremo votare».
Proprio sul Covid Meloni era intervenuta, prima di partire, in una intervista su Rete4, a Mario Giordano, per assicurare la volontà di governo di «andare in fondo» sul controverso tema delle «vittime degli effetti avversi del vaccino. Non devono sentirsi abbandonati», ha detto Meloni. Nell’intervista si è soffermata anche sulle liste d’attesa in sanità, ricordando però che «l’organizzazione compete per buona parte, quasi totalmente, alle Regioni. La prima cosa che possiamo fare è metterci i soldi», e «nonostante la situazione di bilancio abbastanza complessa - rivendica -, il Fondo sanitario nel 2024 arriva al suo massimo storico».
Infine, sulla guerra in Ucraina «penso che si debba essere muscolari nei fatti e non negli atteggiamenti», ha detto Meloni. «Non ho condiviso per esempio le parole di Macron, l’ho detto anche a lui, sono convinta che si debba fare attenzione ai toni che si usano».