Attualità

Società. Lettori, ma solo se da bimbi

Rossana Sisti martedì 6 maggio 2014
Dopo Biella è stata Lecce ad aderire al "Patto locale per la lettura" del progetto In Vitro. Lecce, provincia scelta dal Centro per il Libro e la Lettura, insieme con Ravenna, Nuoro, Siracusa e la regione Umbria per una grande sperimentazione nazionale. A firmare ufficialmente il patto, nei giorni scorsi sotto l’egida della Provincia, c’erano le associazioni di bibliotecari, librai, commercianti, medici, rappresentanti del Comune, delle scuole e dell’Università del Salento. Tutti d’accordo nell’impegnarsi, ciascuno nel proprio ambito, ma collegati tra loro, per trovare spazi, tempi giusti e occasioni di lettura, incoraggiare la passione per i libri attraverso l’idea di una lettura felice, e allargare la base dei lettori a partire dai più piccoli, nella speranza da un lato di fidelizzarli, dall’altro di agganciare i genitori. Il progetto (sperimentazione di punta del Cepell dell’era di presidenza Gian Arturo Ferrari) cammina su due gambe operative, i pediatri e le biblioteche che sono poi i punti di forza di Nati per Leggere, il progetto nazionale ormai quindicennale, tarato sui bambini da zero a cinque anni, declinato creativamente in migliaia di progetti locali, che ha visto uniti bibliotecari e pediatri insieme con librai, educatori volontari ed enti locali, nel sensibilizzare i genitori alla lettura ad alta voce ai bambini fin da quando vengono al mondo. A partire dal dato assodato dalle neuroscienze che definiscono il neonato «attivo ricercatore di conoscenze» e il periodo fino ai quattro anni come «l’età fertile del cervello», in cui l’apprendimento di competenze e abilità (lingustiche e non) avviene con estrema facilità e dura nel tempo. Età meravigliosa anche per consolidare attraverso la lettura ad alta voce il legame affettivo con i genitori, la faccia amica dei libri.Nei sei territori pilota, grazie alla rete dei pediatri e a In Vitro venticinquemila neonati e le loro famiglie verranno a contatto con un kit di libri e una sorta di istruzioni per l’uso. Ci saranno corsi di formazione per medici e genitori; bibliotecari e librai faranno la loro parte per vivacizzare l’incontro dei libri con le famiglie. Contemporaneamente si agirà su tutto il resto della popolazione, a partire dalla scuola primaria e secondaria per arrivare agli adulti con un programma annuale di interventi, che porti in questi territori le buone pratiche rivelatesi nel tempo le più efficaci, dai festival agli incontri con gli autori, dalle letture pubbliche ai giochi, ai concorsi per tutte le età. Due milioni di euro di finanziamenti e un sistema di alleanze virtuose messo in moto sul territorio dovrebbero alla fine sortire anche un risultato importante che riguarda il metodo, ovvero fornire sul campo quella ricetta strategica per ora rimasta teorica su come curare la cronica mancanza di lettura degli italiani. Anche se si è già capito che tra i segreti dell’allargamento della base dei lettori abituali (nel nostro Paese sono solo il 18 per cento della popolazione adulta) ci sono oltre al prodotto di qualità, l’impegno a portare il libro fuori dai contesti tradizionali e a metterlo alla portata di chi può scoprirne l’interesse, il lavoro di squadra e la capacità di creare reti stabili tra tutti gli attori che ruotano attorno al mondo editoriale. Del resto, a guardare i grandi progetti e a cascata le diverse declinazioni locali degli stessi, si vede che i protagonisti sono sempre quelli. Editori, scuole, librerie, biblioteche e soprattutto i cittadini lettori sono l’anima della campagna Amo chi legge... e gli regalo un libro nata l’anno scorso e avviata, come sottolinea Stefano Parisi presidente dei bibliotecari italiani, con un meccanismo che ricorda i gruppi di acquisto responsabile. «L’idea – spiega – è che insieme si può fare di più e meglio. Acquistare un buon libro per donarlo alla propria biblioteca è un piccolo atto di responsabilità civica». Che permette a chiunque lo voglia, come recita uno slogan dell’Aie, di diventare azionista di cultura, con lo stile della lista di nozze, mettendosi in circolo con una libreria e aiutando scuole o biblioteche che da anni patiscono una penuria preoccupante di libri. «Un circolo prezioso», così lo definisce Francesca Archinto referente della sezione ragazzi dell’Aie, perché passando per le biblioteche scolastiche e di pubblica lettura i libri finiscono per entrare nelle case.«Il bello di questi grandi progetti è che sanno diventare linee guida che nei diversi territori prendono forme diverse a seconda delle energie in gioco». Barbara Schiaffino direttore di Andersen, mensile di informazione e critica sulla letteratura per ragazzi è anche l’anima di un gruppo che da anni intreccia il lavoro di informazione a una miriade di attività di promozione della lettura. Da Genova per esempio, attorno ai trenta titoli finalisti al premio letterario Andersen (il 24 maggio l’edizione 33) si dipanano attività e incontri, attraverso librerie e biblioteche cittadine, provinciali e sparse nel Paese, che aprono lo sguardo su un panorama editoriale, su collane, autori, illustratori e tematiche spesso ignote ai più. «Davanti a noi che raccontiamo quei libri bellissimi, li leggiamo, ne mostriamo gli equilibri tra testo e grafica, le persone sgranano gli occhi, come per cose mai viste, chiedendo dove mai possono trovare quei titoli», racconta. «L’Andersen ci piace vederlo così – conclude – non solo un riconoscimento delle tante energie di autori, illustratori, editori e librai che attraverso quelle pagine fanno incontrare l’immaginario con i ragazzi, ma come la restituzione al pubblico di una serie di chiavi d’accesso a un settore molto vivace e di qualità ma anche molto ignorato». E ancora considerato di serie B.