Verso il voto. I vescovi calabresi ai politici: lotta alle mafie, basta false promesse
Il porto di Gioia Tauro (Calabria)
I vescovi della Calabria hanno deciso di scrivere ai politici in occasione delle prossime elezioni regionali che si svolgeranno il 3 e il 4 ottobre.
«Vogliamo richiamare l'attenzione di tutti sul futuro della nostra casa comune»: questa è l'intenzione primaria che è all’origine di questa inusuale iniziativa della Conferenza episcopale calabra (Cec).
Tanti gli aspetti attraversati dalla presa di posizione dei pastori calabresi. Un'attenzione peculiare «agli "scartati" e ai senza-diritti». E un invito alla lotta costante «alle forze occulte deviate e alle mafie».
«Questa nostra terra, segnata da grandi contraddizioni e contrasti, ha bisogno di risanare, con una terapia intensiva, l'azione amministrativa e politica» scrivono i vescovi. Così la Chiesa calabrese individua nelle «promesse illudenti», le vere minacce alla «democrazia e alla dignità degli onesti e, in particolare, dei più giovani».
Per questo motivo, i vescovi auspicano che siano cessati i fenomeni degli «assistenzialismi spacciati come “favore”» e del «clientelismo».Per rafforzare questa tesi, i presuli individuano alcune criticità. Tra queste ci sono i bilanci, alcune volte «sfacciatamente falsi», di Comuni e Aziende sanitarie «in insanabile dissesto». E ancora: l'assenteismo e la scarsa produttività o la persistenza della corruzione nei pubblici servizi. Fino a giungere alla piaga del lavoro nero nel settore privato.
La Chiesa calabrese, rivolgendosi ai candidati alle prossime regionali, auspica una «rottura con qualsiasi collegamento con le forze diaboliche della 'ndrangheta» o qualsiasi organizzazione collegata in modo occulto con la criminalità organizzata. Per farlo serve «coltivare competenze e responsabilità» nonché ricercare «alleanze e strategie collaborative» tra le forze positive andando oltre alle «miopie partitiche o trasversali».
Poi, nella missiva dei presuli, vengono posti in risalto altri temi salienti riguardanti la «casa comune» che unisce tutti i calabresi: in primis, emerge la necessità di ampliare l'offerta di occupazione per «favorire nuove opportunità» specialmente rispetto all'«inoccupazione giovanile».
Poi il tema della salute pubblica. «Ci sono pieghe che vanno disciolte e piaghe che vanno curate senza accontentarsi di pubbliche denunce, chiare, ma non risolutive, e neanche di giustizialismi detonanti» scrivono testualmente i vescovi calabresi. E ancora: la cura dell'ambiente, lo sviluppo dell'innovazione «tecnologica e digitale, verde e circolare, sociale ed economica». Poi, la madre delle sfide: la coesione sociale. «Occorre un giubileo sociale per la nostra Calabria» evidenziano i presuli della Cec.
Non mancano, infine, i riferimenti alla minaccia della privatizzazione dell'acqua e l'attenzione specifica al Pnrr rispetto ai fondi "a rischio" per il Mezzogiorno.I vescovi, infine, si rivolgono alle comunità parrocchiali, ai movimenti e alle associazioni cattoliche. A tutti loro chiedono «un’attenzione di permanente di educazione, illuminazione e formazione delle coscienze all'impegno socio-politico». In ultimo, la benedizione dei vescovi ai politici calabresi. «I nostri santi Patroni, a partire da san Francesco da Paola, orientino le scelte e le decisioni che saranno assunte».