IL PREMIER. Letta su Berlusconi: il Pdl si assumerà le sue responsabilità
La ripresa è vicina e una crisi sarebbe incomprensibile. Enrico Letta non si piega, anzi mostra di non credere, alle minacce del Pdl di mettere in pericolo la fragile alleanza su cui si regge il governo. E assicura piena fiducia al Pd sulle decisioni che prenderà sulla decadenza di Berlusconi. La lettura dei giornali di ieri, che accreditavano la rottura a un passo, non gli ha rovinato il 47° compleanno, festeggiato con un brindisi frugale con i suoi collaboratori più stretti prima di partire alla volta di Vienna per l’odierno incontro con il cancelliere austriaco. In precedenza, una mattinata operosa col sottosegretario Filippo Patroni Griffi a preparare l’agenda dei due Consigli dei ministri in programma entro fine mese, e soprattutto un incontro col segretario del suo partito, Guglielmo Epifani. È da qui che trapela «piena sintonia» sui programmi del governo e sul partito. Sebbene su quest’ultimo il premier resti intenzionato a non giocare un ruolo né in prima persona né attraverso uomini a lui vicini. E sulla decadenza di Berlusconi «il Parlamento si pronuncerà applicando le leggi», avverte il Pdl che lo chiamava in causa. Ma è sul Pd che Letta manifesta una sostanziale approvazione: «Deciderà in commissione e le decisioni che assumerà, per quanto mi riguarda, saranno le decisioni giuste», sgombra il campo Letta.A Vienna, poi, il premier affida le sue riflessioni a un’intervista alla tv austriaca. Il messaggio al Pdl non è diverso da quello lanciato domenica da Rimini. Sembra rivolgersi al partito più che all’ex premier. «Mi fido che il partito di Berlusconi prenderà le sue decisioni e si assumerà la responsabilità delle sue decisioni», dice Letta. La ripresa, spiega, è a portata di mano. «Sarebbe un errore non coglierla» e una crisi di governo «non sarebbe compresa dagli italiani». Piena sintonia con le parole di Epifani, che dopo l’incontro col premier si era detto preoccupato per i rischi di crisi perché «la pagherebbero i cittadini, soprattutto coloro che hanno sostenuto i maggiori sforzi».Letta ribadisce anche le due «importanti» riunioni del governo già fissate entro fine mese confermando in particolare che quella del 28 sarà dedicata alle decisioni su Imu e Iva, che contribuiscono a rendere teso il clima. Prima, un altro Consiglio dei ministri è previsto per venerdì per sgrossare gli altri argomenti in sospeso prima dello showdown sui due temi più scottanti in materia fiscale.Una fiducia operosa che va incontro anche agli auspici del Quirinale, che segue con attenzione la situazione e ripone fiducia nel buon senso di tutti affinché prevalgano le ragioni superiori del Paese. «Serve stabilità, non polemiche», dice Letta. Il mio governo lavorerà finché avrà la fiducia del Presidente della Repubblica e del Parlamento», chiarisce in Austria. La domanda sull’eventuale grazia a Berlusconi non la raccoglie: «Non è un mio potere, non sono il capo dello Stato». Ma ripete l’avvertimento ai falchi di ogni colore, non solo al Pdl: «Sono convinto che gli italiani sappiano i costi che avrebbe l’interruzione di un processo virtuoso che dà la possibilità di agganciare la ripresa».Sul tappeto ora, prima della delicata scadenza politica del 9 settembre con la Giunta per le elezioni del Senato convocata sul caso Berlusconi, il nodo per il governo è il reperimento degli oltre due miliardi necessari a coprire il mancato gettito della rata di giugno dell’Imu, operazione per la quale Letta si era impegnato con il Pdl a dar vita a una cabina di regia. Che il clima teso di questi giorni non ha certo aiutato a varare.