Senato. Ddl Zan, da Letta l'ultimo no alla Lega. Salvini: preferisce lo scontro
Muro contro muro. Enrico Letta (a sinsistra) e Matteo Salvini, nessun dialogo sul ddl Zan che così potrebbe affondare
Nessuna mediazione, zero passi in avanti. Sul ddl Zan, Lega e Pd restano su fronti opposti. Il nuovo tentativo, quasi un ultimatum, che Matteo Salvini indirizza di mattina al segretario dem Enrico Letta produce un nulla di fatto. «Propongo per l’ennesima volta una mediazione come chiesto anche dalla Santa Sede - sono le parole del segretario leghista -. Vediamoci martedì, prima che il testo arrivi in Aula, per togliere i punti critici degli articoli 1, 4 e 7. Sennò, la legge finirebbe male e tutta la responsabilità cadrebbe sulle spalle del Pd». L’avviso è chiaro: il testo della proposta di legge contro l’omostransfobia così com’è non va bene.
Letta, però, ancora una volta rispedisce al mittente la proposta. Quasi con le solite parole: «Salvini non è affidabile. È lo stesso che appoggia Orbán, ecco perché andremo in Parlamento e lì discuteremo». Parole riprese dal senatore Franco Mirabelli. Salvini prende atto della porta chiusa, ma aggiunge: «Spiace che Letta e il Pd preferiscano lo scontro al buonsenso». Il segretario dem si conferma quanto mai determinato. Anche su un altro punto, le suppletive a Siena alle quali correrà in autunno: «Faccio questa battaglia con grande determinazione, se perdo ne trarrò le conseguenze».
Lo scontro, a questo punto, andrà in scena martedì in aula. I numeri a Palazzo Madama sono strettissimi, come confermato dai primi voti. Sempre martedì sarà il giorno in cui scadranno i termini per presentare gli emendamenti (alle 12, poi alle 16 e 30 riprenderà la discussione generale). Ma già il giorno dopo ci si fermerà per il "dl Sostegni-bis". Lega, Forza Italia e Fdi sono pronti a presentare diverse modifiche per ostacolare l’iter, mentre Pd e M5s hanno già fatto sapere di non volere ritocchi al testo approvato alla Camera lo scorso novembre. Ecco perché, senza accordo, Salvini è pronto «a battagliare con la sinistra. Siamo disponibili a votarlo anche domani – spiega il leader del Carroccio –, ma abbiamo detto a Letta che deve togliere la storia dell’educazione gender nelle scuole».
A spingere per un’intesa in extremis resta Matteo Renzi: «Il mondo omosessuale vuole un accordo – ricorda il leader di Iv –. Se si può trovarlo con la destra, è un bene. La legge passerà con una mediazione, perché dentro il Pd si sono stancati dei diktat». Per un’intesa è anche la ministra Mara Carfagna (Fi), convinta che «se il Pd insisterà nel "tanto peggio tanto meglio", il testo cadrà nel voto segreto. Questo disonore non se lo merita il Paese e nemmeno il Parlamento, che è perfettamente in grado di approvare una norma ragionevole». Per un altro forzista, Maurizio Gasparri, sul ddl Zan «si conferma la tendenza della sinistra al delirio di onnipotenza». Nel mirino del senatore ci sono in particolare «l’intollerante Zan» e «l’inutilmente ostinato Letta. Andranno a sbattere contro i mulini a vento».