Oggi in commissione Igiene e Sanità del Senato riprende l’esame del disegno di legge sul fine vita. Il dibattito inizierà con l’intervento del senatore Raffaele Calabrò (Pdl), già relatore del provvedimento nel primo passaggio a Palazzo Madama. Calabrò illustrerà le modifiche apportate dalla Camera al testo già approvato dal Senato il 26 marzo 2009. L’aula di Montecitorio dopo un lungo iter, contrassegnato da varie e non brevi interruzioni, ha licenziato la proposta il 12 luglio scorso con una maggioranza ampia e trasversale 278 sì, 205 "no" e 7 astenuti. Sui singoli emendamenti il totale dei voti dei deputati che hanno difeso l’impianto della legge è stato ancora più ampio, superando in qualche caso perfino i 450 voti. La tragica morte di Eluana Englaro il 9 febbraio del 2009, in seguito ad una sentenza della magistratura che consentì la interruzione di alimentazione ed idratazione, sollecitò una rapida approvazione del testo al Senato. Infatti il ddl vuole evitare il ripetersi di casi simili imponendo la somministrazione di questi sostegni vitali fino al termine della vita, salvo casi eccezionali in cui non siano più efficaci. L’iter della Camera è stato un po’ più travagliato, se si riflette sul fatto che la proposta è stata assegnata alla commissione Affari sociali l’8 luglio del 2009 e solo il 12 luglio scorso è arrivata all’approvazione dell’aula. Comunque è di grande incoraggiamento il fatto che l’aula di Montecitorio abbia dato il via libera con una maggioranza ampia e trasversale ad un testo, che mantiene l’impianto ispiratore, con delle modifiche, che soprattutto nella versione data dall’aula, costituiscono sostanzialmente delle chiarificazioni. Se i cambiamenti saranno ratificati dal Senato, il provvedimento ora diverrà legge dello Stato.L’intento di bloccare la deriva eutanasica avviata con la sentenza che ha portato alla morte Eluana Englaro con la sospensione di cibo e acqua, è dunque tra i motivi ispiratori del provvedimento. «Abbiamo comunque dovuto fare una legge perché altrimenti ogni volta era la magistratura a dover intervenire – spiega il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella –. In Olanda si è arrivati a una legge sull’eutanasia dopo 20 anni di sentenze, così sta avvenendo in Gran Bretagna».Secondo l’esponente del governo comunque, «lo spirito della legge è quello dell’articolo 32 della Costituzione italiana che assicura il diritto a scegliere le terapie». Così il consenso informato «diventa norma». Ma questa prassi non può essere la stessa per chi è cosciente o per chi non lo è. «Chi è cosciente può sempre rifiutare una cura – spiega –. Nessuno è assolutamente costretto a fare niente. Quando, però, una persona non è cosciente è evidente che il problema diventa molto più delicato: il consenso informato il paziente non lo può dare, né può scegliere di fronte a una situazione e alle sue conseguenze. Perché questo è il consenso informato: un’informazione da parte di un medico a un paziente che cerca di scegliere, sempre fino a un certo punto. E questo perché l’ultima parola è sempre del medico, anche quando siamo coscienti».La legge, aggiunge la Roccella, «serve a garantire la possibilità di un paziente di scegliere anche quando non è cosciente e allo stesso tempo anche assicura il diritto del medico di scegliere in scienza e coscienza. Tutto questo, attraverso la dichiarazione anticipata di trattamento (dat)». Non essendoci certezze scientifiche sugli stati vegetativi, dunque, «quando si firma una dat, queste indicazioni non possono essere rigide».