Aumenta il numero delle coppie che si sono rivolte ai centri di fecondazione assistita in Italia per avere un figlio, passando da 43.024 nel 2005 a 55.437 nel 2007, mentre i nati vivi sono passati da 4.940 a 9.137. È il dato contenuto nella relazione al Parlamento sulla legge 40 che regola in Italia la fecondazione assistita, e che dimostra come la legge funzioni, a dispetto della pioggia di critiche mossa contro la norma da più parti e alla vigilia della decisione di martedì prossimo, quando la Corte Costituzionale sarà chiamata a esprimersi sui numerosi ricorsi sollevati dai Tribunali circa la possibilità o meno da parte delle coppie di procedere alla diagnosi pre-impianto (la tecnica, dairisultati ancora fortemente dubbi, che consente di selezionare gli embrioni "sani").
Dati completi e positivi. In tre anni di applicazione di legge 40 sulla fecondazione assistita, dunque, sono aumentate le gravidanze (passate da 10.608 del 2006 a 11.685 del 2007), la percentuale di gravidanze per ciascun ciclo (da 15 a 15,5) e il numero dei nati vivi (da 7.507 a 9.137), mentre rimane assai più alto rispetto alla media europea il tasso di parti trigemellari, salito a quota 3,5 per cento contro lo 0,8 di media continentale. Minore invece nel nostro paese, sempre rispetto al resto dell'Europa, la percentuale di complicanze dovute a iperstimolazione ovarica, cioè al trattamento ormonale necessario per avere ovuli da fecondare. "La legge 40 dimostra di essere una legge buona. E una legge è buona se comprende tutti gli interessi in gioco: quelli dell'embrione, la salute femminile, le ricadute sociali" ha commentato il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella. Sulla questione dei parti trigemini, in Italia più alti rispetto a quelli europei, secondo Roccella esiste un problema "di buone pratiche e non di legge". Dagli ultimi dati del Registro della Procreazione Medicalmente Assistita dell'Iss, inviato oggi al Parlamento, emerge un sostanziale miglioramento dell'applicazione della legge 40, ma soprattutto la possibilità, per la prima volta, di tracciare dati omogenei nel nostro Paese, grazie alla raccolta dei dati di tutti i centri (342) e a un numero di gravidanze "perse" al follow up sensibilmente calato, dal 23,6 al 15,4 per cento. Positivi i trend complessivi su tutte le tecniche, I, II e III livello: escludendo il 2005, quando i centri monitorati erano solo 330, i dati 2006- 2007 registrano un aumento delle coppie che si sono rivolte ai centri, da 52.206 a 55.437, e di cicli applicati, da 70.695 a 75.280.
Entro due anni un bollino di qualità per i centri. Una certificazione di qualità per ogni singolo centro di procreazione assistita, che indichi ai cittadini le percentuali di successo ma anche delle gravidanze trigemellari, indesiderato effetto collaterale dell'impianto degli embrioni. È quanto il ministero della Salute introdurrà entro due anni, come ha annunciato il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella presentando i dati del Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita. In Italia ci sono 342 centri che eseguono tecniche di procreazione assistita, ma i dati del Registro, che peraltro in soli tre anni dall'avvio della legge 40 è riuscito ormai a produrre un rapporto completo e omogeneo, non sono ancora dettagliati per singolo centro. "Trovo doveroso - spiega Roccella - visto che ad esempio ci sono centri che hanno zero gravidanze trigemellari e altri che hanno il 13 per cento, informare i cittadini sui risultati ottenuti dai singoli centri, per dare loro la possibilità di decidere dove rivolgersi".