L'ultimatum. «Lega, il forno sta per chiudere». Di Maio chiama di nuovo il Pd
Meditata per giorni, arriva la controffensiva di Luigi Di Maio: «Non aspetterò i comodi di Salvini, secondo lui non dovremmo avere un governo prima del 15 maggio... aspetto qualche giorno e poi chiudo un forno». È la risposta alla strategia del segretario della Lega, che in sostanza chiede tempo fino alle Regionali per poi riprendere il negoziato con M5s. Di Maio non ci sta e sposa in pieno la linea del Colle: dare presto un esecutivo al Paese e, soprattutto, offrire stabilità sullo scenario internazionale.
È sulla Siria, infatti, che il capo politico M5s opera lo strappo più forte dalla Lega: «Le dichiarazioni di Salvini sono state irresponsabili, perché dette da un palco elettorale », spiega Di Maio con riferimento alle parole dure usate dal segretario leghista sull’attacco di Usa, Gb e Francia. «Bene ha fatto Gentiloni – prosegue – a non partecipare all’attacco, il mio faro è l’articolo 11 della Carta. Mi troverà sempre contrario chi vuole approfittare della Siria per sganciarsi dagli alleati storici». Sono parole che pesano. Una dichiarazione di atlantismo anche superiore a quella fatta a margine delle prime consultazioni al Colle. Un vero e proprio punto di cesura con il Carroccio sulla politica estera. E un’apertura netta di credito al Pd e al suo esponente massimo in grado in questo momento, il premier Paolo Gentiloni: «Io parlo a tutti i dem, non li voglio spaccare – prosegue Di Maio in un’intervista televisiva a La7 –. Conto nei prossimi giorni di scrivere il contratto o con il Pd o con la Lega».
I dem quindi tornano prepotentemente in gioco, nella strategia di Di Maio. Non è detto che dal Pd rispondano con entusiasmo. E poi il capo M5s sa bene cosa vogliono i dem: «Per gli altri un punto tattico è la mia rinuncia alla premiership». Il Movimento è disposto a cedere? No, è la risposta ufficiale. Tuttavia dai vertici 5s trapela per la prima volta un accenno alla possibilità che Roberto Fico, presidente della Camera, accetti un incarico esplorativo dal presidente della Repubblica. Ai piani alti del Movimento, quindi, si valuta che potrebbe essere questa la mossa che scuote la situazione e che potrebbe evidenziare i punti di contatto tra 5s e Pd.
Il dubbio è sempre lo stesso sin dal primo giorno di legislatura: quando Di Maio apre al Pd, sembra farlo al solo scopo di alzare i toni con la Lega e convincerla a lasciare Berlusconi per fare il «governo del cambiamento». Tuttavia, con i tempi che stringono, e con la professione di atlantismo, il capo M5s sembra voler abbandonare il tatticismo verso i dem: «Non ho paura, ma voglio capitalizzare adesso il nostro consenso». Vuol dire, Di Maio, che in qualche modo si sente 'costretto' ad assumere la responsabilità di governo. Fico potrebbe essere l’esploratore giusto per scongelare i dem. Ma si vedrà nelle prossime ore. Intanto i toni verso Salvini sono sempre più duri: «Al Colle ha fatto una brutta figura, è stato umiliato », dice commentando la scena del segretario leghista che legge il comunicato di centrodestra mentre Berlusconi fa lo show al suo fianco rimarcando con la mimica il proprio ruolo da kingmaker. Si dissocia, però, Di Maio, dalle parole ancora più dure del suo «fratello» Alessandro Di Battista, che aveva paragonato Salvini a Dudù, il cane del Cav. «Lui sa far ridere, io no. Ma non credo volesse sabotare qualcosa», spiega il capo M5s ammettendo implicitamente che distanze e diffidenze ci sono con l’anima 'dura e pura' del Movimento.
Il succo politico è che per Salvini restano «pochi giorni», poi «si chiude il forno» e resta aperto, magari attraverso Fico, solo quello del Pd. Al segretario leghista Di Maio lancia l’ultimo appello: «Restando con Berlusconi si sta assumendo una responsabilità storica, la smetta con la farsa del centrodestra unito». Parole nette intervallate da un evidente rossore di timidezza quando ammette a favore di telecamere che «da alcuni mesi» è fidanzato con Giovanna Melodia, attivista 5s siciliana. «Ma non abbiamo ancora progetti di nozze».