La denuncia. Aumentano i crimini nei mari: una violazione ogni 119 metri di costa
Quasi 23 mila reati (in aumento del 29,7% rispetto al 2022) commessi in un anno e una violazione amministrativa ogni 119 metri di costa.
Questo è il quadro che emerge dal report “Mare Monstrum” di Legambiente sui crimini commessi nei mari italiani nel 2023. Per essere precisi, sono stati 22.956 i reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, per un totale di oltre 25 mila persone denunciate (in aumento del 43% in 12 mesi).
Ma di che infrazioni parliamo? Le più frequenti riguardano l’utilizzo illegale di cemento (oltre 10 mila, +11,2% rispetto al 2022), inquinamento e scarico di rifiuti (6.372, +59,3%) e pesca non autorizzata (4268, +11,3%). Per dare una geografia, un reato su due (50,3%) si concentra in Campania (3.095 illeciti penali), Sicilia (3.061), Puglia (3.016) e Calabria (2.371), le quali guidano la classifica regionale; seguite da Lazio (1.529) e Toscana (1.516). Nelle prime dieci posizioni figurano anche Sardegna, Veneto, Liguria e Marche.
Proprio quest’ultima è, invece, la prima come numero di illeciti complessivi (reati e violazioni amministrative) per km di costa (38,9), seguita da Friuli-Venezia Giulia (31,9 illeciti per km) e Basilicata (30,9). Per quanto riguarda le infrazioni del codice di navigazione: al primo posto svetta la Sicilia, con 306 casi (+117%), seguita da Campania con 281 (+319,4%) e dalla Sardegna, che sale al terzo posto con 271 (+1.593,8%). Il Veneto supera nel 2023 la Liguria, diventando la prima regione per numero di illeciti del nord con 248 reati. In questa 'categoria' di Mare Monstrum, sottolinea Legambiente, ''l'incidenza dei reati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa è del 40,7%.
Cresce, però, l’efficacia dell’azione repressiva, come dimostra il numero di persone arrestate (204, +98,1% rispetto al 2022) e quello dei sequestri, pari a 4.026, in crescita del 22,8%.
Cresce, però, l’efficacia dell’azione repressiva, come dimostra il numero di persone arrestate (204, +98,1% rispetto al 2022) e quello dei sequestri, pari a 4.026, in crescita del 22,8%.
«Il ciclo illegale del cemento - commenta Enrico Fontana, responsabile Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente - rappresenta la quota più significativa dei reati ambientali analizzati, a causa, principalmente, della miriade di abusi edilizi che continuano a sfregiare l’Italia. Un fenomeno devastante per lo sviluppo sociale, ambientale ed economico dell’intero Paese, che colpisce principalmente il sud, in particolare le regioni a tradizionale insediamento mafioso, e le aree costiere. Bisogna intervenire con una mano decisa e con abbattimenti non più rimandabili. L’abusivismo edilizio lungo le coste, inoltre, fa da moltiplicatore dei fenomeni di inquinamento, a causa degli scarichi diretti in mare degli immobili costruiti illegalmente».