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Calcio. Lecco, il sogno della B. 50 anni dopo

Marcello Villani sabato 17 giugno 2023

Lepore festeggiato dai compagni dopo il gol vittoria a Foggia

«Mola mìa». «Non mollare». È una frase tipica lecchese. E sembra essere cucita addosso ai giocatori del Lecco che si stanno giocando la finalissima per andare in serie B contro i “satanelli” del Foggia. Il primo round ha visto la vittoria dei blucelesti per 2 a 1 in uno stadio, Pino Zaccheria, davvero “infernale”. I rossoneri hanno spinto davvero forte nei due inizi di frazione e il Lecco ha tremato, barcollato, tentennato, ma mai, appunto, “mollato”. È rimasto attaccato alla partita con grande forza e coraggio, nonostante le assenze. Gli episodi gli hanno dato ragione, ma il Foggia ha molto contestato l’operato del direttore di gara Kevin Bonacina, un bergamasco di Cisano Bergamasco, a due passi da Lecco. Ma il passaggio in serie B è ancora in bilico, tutto da giocare. E chi è di Lecco lo sa bene.

Al «Mola mia» unisce un lecchesissimo «vola bass, schiva i sass». «Vola basso e schiva i sassi». Ovvero non ti inorgoglire, non ti esaltare, giù la testa e prosegui, Lecco, a giocare con questo spirito di sacrificio che ti ha portato così in alto contro squadroni che come budget, pubblico, rosa, risorse tecniche, avevano davvero messo in campo il triplo e oltre, rispetto alla società bluceleste. Il patron, onnisciente, Paolo Leonardo Di Nunno, d’altronde, non è certo un “lecchese” Doc. L’altro giorno era particolarmente contento perché è di Canosa di Puglia, un barese, ed è andato a togliersi una soddisfazione in casa foggiana. Ma in fondo, se si pensa che il primo tifoso del Foggia diventato veramente famoso in tutta Italia è “Frengo e stop”, personaggio di “Mai dire gol”, interpretato dal lecchesissimo (di Olginate, alle porte di Lecco), Antonio Albanese, vuol dire che la sfida tra Lecco e Foggia era destino.

A Lecco, però, nessuno ci credeva a inizio stagione quando sulla panchina bluceleste si era seduto un ex campione della Juventus come Alessio Tacchinardi. Dopo quattro giornate aveva ottenuto quattro punti, una media da retrocessione. E Paolo Di Nunno aveva deciso di cambiarlo con un allenatore da rilanciare: Luciano Foschi, ex centrocampista del Lecco in C negli anni ’90 dello scorso secolo. Il tecnico laziale è stato il punto di svolta della stagione. Con lui il Lecco ha sfiorato anche la promozione diretta, salvo poi perderla contro squadre di medio-bassa classifica. Ma con le “grandi” il Lecco si è sempre esaltato, tranne qualche passaggio a vuoto estemporaneo. Nei playoff, sicuramente, ha saltato ogni ostacolo eliminando in fila Ancona, Pordenone e Cesena.

Chi l’avrebbe detto solamente sei anni fa quando proprio Paolo Leonardo Di Nunno aveva rilevato dal fallimento la società? Nel 2016/17 il curatore fallimentare Mario Motta insieme all’allenatore Alberto Bertolini, oggi vice di Paolo Zanetti all’Empoli in serie A, aveva salvato il Lecco dal baratro dell’Eccellenza, categoria già “sperimentata” dopo che il Torino, proprietario della società dell’Aquila, aveva abbandonato il Lecco alle sue sorti con l’ex presidente Cimminelli nel 2002. Allora la squadra allenata da Mister Roberto Donadoni e salvatasi con tranquillità in C1, non si iscrisse al torneo successivo e dovette ripartire dall’Eccellenza appunto. In mezzo, dal 2002 a oggi, personaggi come Joseph Cala, italo americano che voleva costruire alberghi sottomarini, costretto a scappare da Lecco per l’ira dei tifosi com’era già accaduto a Pietro Belardelli, imprenditore romano fuggito dai tetti della locale televisione, al momento del fallimento 2002.

Ma il Lecco, pur tra mille difficoltà, non muore mai. È resiliente come il ferro tirato dai “tirabagia”, quelli che componevano le matasse di vergella, della sua tradizione metalmeccanica, quella del boom industriale degli anni ‘50-60. Quella città che ora «si volge a diventar turistica» per parafrasare il suo figlio adottivo più noto, il Manzoni, ha sempre amato il calcio. Dal “Sciur Ceppi” che portò il Lecco in serie A per tre stagioni, negli anni ’60, a quell’ultima promozione in B targata 1972/73, sempre con Mario Ceppi presidente, Ciccio Meregalli e Angelo Longoni allenatori. Domenica 18 giugno alle 17,30 c’è un altro pezzo di storia da scrivere. Ma la Calcio Lecco 1912, dopo 111 anni di storia e 100 di stadio Rigamonti-Ceppi, comunque vada, sarà sempre lì a dimostrare che «piccolo è bello».