Dopo il terremoto. Nelle «casette» di Amatrice, dove la normalità è una finzione
Simonetta Giovannelli vive in una casetta con la mamma anziana. «Io non posso lamentarmi, la casetta nemmeno mi ha dato i problemi che ha dato ad altri, ma non la sento casa mia». E «speriamo che lo Stato si dia una mossa. Non bastano le casette, i centri commerciali riaperti e tante macerie portate via». Maria Teresa: «Se tutto continuasse con una certa solerzia, potremmo dire di non essere stati abbandonati». E domani c’è davvero chi lo aspetta con fiducia e chi non ci crede. «Ci vorrà del tempo, lo sappiamo, ma pian piano, prima o poi Amatrice rinascerà», secondo Valerio Taddei, che quella notte d’agosto perse la moglie e i loro due figli. Certo che senza casette «qui non sarebbe rimasto nessuno».«Questa paradossalmente potrebbe diventare un’opportunità – aggiunge Maria Teresa -, ma certo non a breve. Il disastro è talmente grande». Infine un altro timore. Forse il più grande. «I rapporti umani in alcuni casi sono migliorati, ci sente da subito più solidali dopo quanto abbiamo vissuto. Però vedo anche come questo già stia diminuendo…».