Pittoni (Lega). «Le scuole paritarie? Garanzia di pluralismo»
Mario Pittoni
Le scuole paritarie? «Garantiscono il pluralismo educativo», per questo vanno promosse perché, dice il senatore Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega, «sono un imprescindibile presidio sussidiario della formazione». Tuttavia l’esponente della Lega boccia la riforma 'Buona scuola' e avverte su alcune distorsioni dell’alternanza scuola lavoro: «Non deve essere scuola- sfruttamento».
Qual è la vostra posizione sul pluralismo educativo, ovvero sul ruolo delle scuole paritarie? Come ricordiamo nel programma elettorale, l’articolo 33 della Costituzione assicura 'piena libertà' alle 'scuole non statali che chiedono la parità'. Le scuole paritarie e le scuole parentali sono un imprescindibile presidio sussidiario della formazione e garantiscono, d’intesa col sistema pubblico, il pluralismo educativo.
Che bilancio fa la Lega del progetto della 'Buona scuola' introdotto dai governi a guida Partito democratico? Mai riforma della scuola è stata tanto osteggiata dai diretti interessati. E i motivi sono molteplici. Dal famigerato comma 131 per cui dopo 36 mesi da precario, se non vieni assunto a tempo indeterminato, ti lasciano a casa disperdendo l’esperienza che hai maturato (nel nostro programma c’è l’impegno a sostituirlo, ribaltando l’interpretazione data dal Pd a una direttiva europea). Alla cosiddetta 'chiamata diretta' dei docenti, che sta mostrando tutti i suoi limiti. Si rischia tra l’altro la degenerazione vista in campo universitario. Più utile al momento lavorare a correttivi alla disomogeneità di valutazione sul territorio, che affronteremo col reclutamento degli insegnanti su base regionale. Il 'domicilio professionale' consentirà di scegliere in totale libertà la regione dove proporsi, per poi confrontarsi con gli altri candidati a pari condizioni, innescando un meccanismo virtuoso ispirato ai principi del federalismo.
Come giudica l’introduzione dell’alternanza scuola- lavoro? L’alternanza dev’essere scuola-lavoro, non scuolasfruttamento. Troppe volte gli studenti sono coinvolti in situazioni che di formativo hanno poco o nulla. Vanno individuati percorsi che garantiscano qualità oltre che, ovviamente, congruenza fra alternanza e indirizzo di studi.
Come migliorare la qualità delle nostre università, dal punto di vista della didattica, della ricerca e della promozione della conoscenza? Con la premialità. Nel 2010 abbiamo avviato la riforma del finanziamento degli atenei (circa 7 miliardi, assolutamente da implementare) che, una volta a regime (contiamo entro la prossima legislatura), sarà distribuito con criteri per il 70% oggettivi (costi standard) e per il 30% premiali, come nei Paesi più avanzati. Riformuleremo anche la procedura di accesso ai corsi a numero programmato (incrementando i posti), che oggi avviene tramite test tutt’altro che affidabili.