«Stangata» sulle sigarette per scongiurare l’introduzione dei ticket sanitari previsti dalla manovra economica. È quanto chiedono al governo le Regioni, cui tocca far pagare effettivamente ai cittadini il balzello su visite specialistiche e nei pronto soccorso. Una «tassa sul fumo» di cui aveva parlato per primo nei giorni scorsi il leader leghista Umberto Bossi. Ieri la proposta è stata portata dai governatori al tavolo con il governo ma ogni decisione è stata rinviata e probabilmente non sarà imminente. Stamane se ne parlerà in Consiglio dei ministri e poi nel pomeriggio la questione sarà al centro di un nuovo incontro tra i rappresentanti delle Regioni ed esecutivo. I ticket sanitari sulla diagnostica (10 euro) e sul codice bianco al pronto soccorso (25 euro) per il 2011 valgono circa 380 milioni di euro. La Conferenza delle Regioni ieri si è riunita e ha chie- sto una copertura alternativa dell’entrata prevista, proponendo ai ministri Ferruccio Fazio (Salute) e Raffaele Fitto (Rapporti con le Regioni) l’introduzione di una «tassa sul tabacco». «Il ticket è iniquo e non risolve i problemi – ha spiegato al termine il presidente della Conferenza - Vasco Errani – la nostra proposta invece lo sostituisce con l’aumento di pochi centesimi delle sigarette. Il governo – ha aggiunto – sembra aver capito le nostre intenzioni, ora speriamo che comprenda la serietà e la valenza della nostra proposta». Da parte sua Fitto ha spiegato che con le Regioni «abbiamo avviato un confronto. Finora abbiamo riscontrato delle difficoltà sull’applicazione dei ticket, ma in ogni caso c’è una comune volontà di raggiungere un risultato». Per questo «il confronto proseguirà nelle prossime ore». Il ministro non si è sbilanciato sulla tassa sul fumo: al momento, ha detto, «ci sono diverse ipotesi su cui si sta lavorando», c’è una «interlocuzione positiva» ma resta fondamentale «la copertura finanziaria secondo quanto dalla manovra». A favore della tassa sul fumo si sono schierati tra gli altri il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che ha parlato di misura «ingiusta per chi fuma ma educativa». Il presidente della Toscana Enrico Rossi ha confermato il suo sostegno: «Mi secca ammetterlo ma una volta tanto sono d’accordo con Bossi – ha affermato –. Certo l’ideale sarebbe che il governo «rispettasse il patto per la salute» mettendoci i soldi, «ma piuttosto che tassare con 10 euro tutta la popolazione non esente, con ticket maggiore anche per chi ha redditi di 20mila euro l’anno o per i precari, è meglio una tassa sul tabacco». Secondo fonti della Conferenza l’aumento si aggirerebbe intorno ai 20-25 centesimi a pacchetto. Ma il dato viene contestato dalla Federazione dei tabaccai (Fit) che in una nota parla di 2 euro in più e spara a zero sulla proposta definendola «puro nonsense, non si sa se più demagogica o folle». Per il presidente Giovanni Risso, «un aumento spropositato della fiscalità sul tabacco si tradurrebbe in un aumento del prezzo al pubblico pari a due euro a pacchetto e sarebbe non solo la disfatta assoluta per i tabaccai ma anche un gravissimo danno alle casse dello Stato. Il calo del gettito erariale dai tabacchi sarebbe tale che i ticket sanitari potrebbero addirittura dover aumentare». La Fit ha già pronto un cartello da esporre nelle rivendite: «Ci scusiamo con i clienti se domani non ci saremo più. Esponenti di governo vorrebbero imporre un aumento fino a 2 euro per ogni pacchetto di sigarette. Ciò provocherà il crollo delle entrate fiscali a solo vantaggio del contrabbando». L’introduzione dei nuovi ticket è disposta dalla manovra finanziaria ed è entrata in vigore una decina di giorni fa. Ma le Regioni si sono mosse in ordine sparso: sette hanno effettivamente introdotto il ticket, in diverse altre il contributo è rimasto «congelato» in attesa di verifiche, mentre un «no» deciso al pagamento è arrivato da quattro Regioni.