Ucraina. Nelle piazze d’Europa torna la mobilitazione della rete “Europe for Peace”
La memoria riporta inevitabilmente a quanto avvenne vent’anni fa, il 15 febbraio 2003, quando oltre cento milioni di persone scesero in piazza in ogni parte del mondo per invocare la pace in Iraq. Quel grande movimento, che fu definito «la seconda superpotenza mondiale», non riuscì a fermare la guerra ma sedimentò in ampi strati popolari la consapevolezza di quanto fossero a volte contrapposti gli interessi delle persone e quelli degli Stati.
Anche in questo fine settimana, nel primo anniversario dell’attacco russo all’Ucraina, si terranno decine di manifestazioni per la pace in tutta Europa e anche oltreoceano. Non saranno gigantesche come quelle di vent’anni fa perché anche il movimento pacifista sconta la crisi della partecipazione politica ma daranno comunque la misura di quanto l’opinione pubblica occidentale senta con urgenza la necessità di individuare una via d’uscita negoziale al conflitto russo-ucraino.
Già negli ultimi mesi si è registrata una crescita esponenziale delle mobilitazioni mosse dalla convinzione che la strada dei colloqui di pace sia ormai l’unica percorribile.
Una settimana fa, oltre 10mila persone hanno manifestato a Monaco di Baviera mentre i leader politici mondiali riuniti in città per la Conferenza sulla sicurezza promettevano di intensificare il sostegno militare all'Ucraina. Altre mobilitazioni di protesta si sono tenute in Francia contro l’invio di armi da parte del governo di Parigi. È stato il preludio della tre giorni di mobilitazioni indetta a livello internazionale in questo weekend dalla coalizione “Europe for Peace”.
«Nell’ultimo anno - denuncia Kate Hudson, segretario generale della Campagna per il disarmo nucleare - sono cresciuti enormemente i rischi nucleari ma i leader mondiali sembrano non rendersene conto e pensano solo a rifornire l’Ucraina con armi sempre più pesanti. Nel primo anniversario di questa guerra terribile, i cittadini di tutta Europa uniranno le loro voci chiedendo la pace attraverso il dialogo. Non esiste altro modo. Continuando ad armare l’Ucraina non si farà altro che gettare nuova benzina sul fuoco».
Hudson parteciperà a uno dei raduni più importanti previsti in questi giorni: quello organizzato oggi a Londra dalla coalizione Stop the War e dagli attivisti della Campagna per il disarmo nucleare. Il ritrovo è alle 12 in Portland place, davanti alla sede della Bbc, da dove partirà un corteo diretto a Trafalgar Square dietro uno striscione con la scritta “Peace Talks Now” (“Colloqui di pace subito”). Dal palco interverranno, tra gli altri, il musicista e presidente di “Stop the War”, Brian Eno, lo scrittore Tariq Ali e la deputata britannica indipendente Claudia Webbe.
Sempre nel Regno Unito sono previste iniziative a Manchester, Birmingham, Glasgow mentre a Edimburgo si è tenuta ieri sera una veglia nel centro cittadino per chiedere l’avvio immediato dei colloqui di pace.
Oltre una ventina di appuntamenti si terranno anche nelle principali città della Germania, da Monaco a Stoccarda, da Francoforte ad Amburgo, da Bonn a Karlsruhe. A Berlino i pacifisti si raduneranno oggi alle 14 sotto la Porta di Brandeburgo. Un’ora dopo scenderanno in piazza anche a Parigi, di fronte al Centre Pompidou, per una manifestazione nazionale cui faranno da eco eventi simili in altre città francesi, tra cui Rennes, Tours, Digione, Cannes, Nizza e Avignone.
Lo stesso avverrà in Spagna: a Madrid un corteo partirà oggi alle 12 da Plaza de Callao per raggiungere il palazzo del Ministero degli esteri e ci saranno iniziative anche in una ventina di altre città spagnole.
Manifestazioni e appelli al dialogo saranno lanciati, sempre nell’ambito di “Europe for Peace”, a Bruxelles, Vienna, Amsterdam, Zurigo e Zagabria, mentre Lisbona e altre città portoghesi hanno manifestato nel fine settimana scorso. La mobilitazione per la pace in Ucraina si sta intensificando anche al di là dell’oceano.
Domenica scorsa alcune migliaia di persone hanno manifestato a Washington chiedendo al governo degli Stati Uniti di interrompere il sostegno militare all’Ucraina e di intensificare gli sforzi diplomatici. Oggi e domani, infine, sono previsti eventi contro la guerra a New York, Boston, San Francisco, Filadelfia e in molte altre città statunitensi e canadesi.