Attualità

IL MONDO POLITICO. Le dimissioni scuotono il Palazzo

Danilo Paolini venerdì 4 settembre 2009
Un fiume di solidarietà per il direttore Dino Boffo è sgorgato ieri anche dalle lande, spesso aride, della politica. Il ministro del Lavoro, della Salute e della Politiche sociali Maurizio Sacconi (Pdl) ha auspicato un ripensamento: «Mi dispiace molto – ha dichiarato –. Io sono un estimatore di Dino Boffo e un suo amico personale, è anche mio concittadino. Credo sarebbe opportuno che ritirasse le sue dimissioni». La scelta, sofferta, è arrivata dopo una settimana di campagna durissima contro la sua persona. Un attacco mediatico di rara violenza sul quale si soffermano gli esponenti di molti partiti. Per esempio Luigi Zanda (Pd), che ha detto di sentire ora «ancora più solida» la propria amicizia con Boffo e ha definito le dimissioni «la conclusione, purtroppo prevedibile, della violenza disgustosa e ingiusta che attraverso di lui ha voluto colpire Avvenire e la Chiesa italiana, colpevoli di non aver taciuto». Ma «miserabili», ha concluso il vicepresidente dei senatori democratici, «sono la mano e la mente di chi lo ha colpito». Con il saluto di Boffo, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella (Pdl), «il giornalismo italiano perde un grande direttore e una persona limpida, che si è sempre spesa al servizio della Chiesa e di chi è più fragile». Parole di stima e vicinanza al direttore del nostro giornale anche dall’Udc: «Dino Boffo è un cristiano vero che ha dato una lezione morale, politica e istituzionale a tutti gli italiani – si legge in una nota firmata dal segretario Lorenzo Cesa e dal presidente Rocco Buttiglione –. Non vi era alcuna necessità che si dimettesse, ma ha inteso farlo nel nome degli ideali che ha testimoniato in questi anni di direzione di Avvenire. Tutta l’Unione di Centro, a partire da Pier Ferdinando Casini, gli esprime ancora una volta affetto e stima, nella certezza che il giornalismo italiano non potrà fare a meno di un professionista così autorevole». Sempre dall’Udc, il responsabile del Dipartimento Salute e Welfare Gian Luigi Gigli ha ricordato che «sotto la direzione di Boffo Avvenire è diventato un punto di riferimento autorevole e qualificato, non solo per i cattolici, sui temi della bioetica, della scienza, dell’assistenza sanitaria e della solidarietà verso i più svantaggiati». Per l’Italia dei Valori, Massimiliano Coltellacci e Alfonso Benevento hanno affermato che la decisione di Boffo «insegna l’obbedienza alla legge della coscienza, fondata su principi etici indissolubili». Rosy Bindi (Pd), vicepresidente della Camera, ha assicurato al direttore la propria «solidarietà» e ha espresso la convinzione «che la sua sofferenza farà bene alla nostra democrazia». Poi una considerazione più strettamente politica: «È stata una vera e propria rappresaglia da parte di Berlusconi e della sua famiglia». Ancora più duro il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: «È l’omicidio della democrazia». Quel che è certo, hanno rilevato le parlamentari teodem Paola Binetti ed Emanuela Baio, è che si è trattato «di un linciaggio mediatico infamante», di fronte al quale Boffo «ancora una volta ha dimostrato onestà intellettuale, professionalità e di preferire il bene della società e della Chiesa». Grande «apprezzamento» è stato formulato per questo motivo anche dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni (Pdl): «Il direttore ha compiuto un gesto nobile, fatto per amore della Chiesa e della comunità cristiana italiana, un gesto che gli fa onore e che testimonia della dedizione con cui ha svolto il suo delicato incarico in tutti questi anni». Per la Lega Nord, Giampaolo Dozzo ha espresso «rammarico», osservando come Avvenire perda «un valente professionista» e un «cavallo di razza dell’informazione». Polemico il democratico Pierluigi Castagnetti, il quale ha auspicato che «dopo le dimissioni di Dino Boffo vengano almeno risparmiate le lacrime di coccodrillo dei tanti esponenti del Pdl, soprattutto cattolici, che si sono segnalati in questi giorni per il loro silenzio e per non aver mosso un dito perché questa campagna cessasse». Molto chiaro e senza giri di parole anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, del Pdl: quello di Boffo, ha detto, è «un gesto di grande nobiltà, che sottolinea ancora con più forza quanto questo attacco personale, questo killeraggio personale, fosse fuori luogo e fuori misura. È un bell’esempio che deve far riflettere tutti – ha aggiunto – a cominciare da chi ha promosso questo attacco, sbagliando». Parole affettuose dal sottosegretario e capo della Protezione Civile Guido Bertolaso: «In questo momento così difficile mi sento vicino a Dino Boffo. Sono un esperto di dimissioni e condivido la sua scelta, sia pure molto sofferta». Sentimenti di «amicizia e affetto» che tornano nella dichiarazione del vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd): «Il suo comportamento è stato onesto e chiaro, il suo gesto nobile e dignitoso», anche se «non vi era alcuna necessità che rassegnasse le dimissioni, ma evidentemente viviamo in un Paese in cui ormai si è perso il senso del limite».Dispiaciuto si è detto il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. L’unica speranza che resta, a giudizio del suo vice Gaetano Quagliariello, è «che le dimissioni di Boffo possano contribuire a svelenire il clima che da tre mesi a questa parte ha tolto nobiltà alla politica e possano far tornare il confronto tra idee e proposte contrapposte, il sale della politica e dell’informazione». Solidarietà piena al direttore da Grazia Francescato dei Verdi, Paolo Ferrero di Rifondazione comunista, Francesco Pardi dell’Idv e Nichi Vendola di Sinistra e Libertà, secondo il quale «per decenza si sarebbe dovuto dimettere Feltri». Il segretario del Pd Dario Franceschini addebita la responsabilità di quanto è accaduto a «una regia di intimidazione nei confronti della stampa libera, almeno di quella parte che non è già condizionata dal conflitto d’interessi». E così, per Giuseppe Fioroni, dello stesso Partito democratico, «i fautori della strategia della rappresaglia, infondata e strumentale, hanno ottenuto il primo scalpo». Diversa la lettura del ministro degli Esteri Franco Frattini, del Pdl, che non ha commentato la scelta di Boffo ma ha riproposto la tesi secondo cui «il killeraggio è stato fatto contro Berlusconi con due mesi di estenuanti tentativi di attacco» e adesso «è giusto che il clima sia pacificato, ma l’origine sta tutta lì». Al contrario, ha obiettato la presidente del gruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, «Boffo è stato oggetto in questi giorni di una volgare aggressione, al limite del killeraggio, perché il suo giornale aveva osato criticare l’operato del governo e del presidente del Consiglio». La senatrice vede in «alcuni commenti di esponenti della maggioranza e del governo, al di là delle frasi di circostanza, un senso di soddisfazione per l’esito di questa vicenda» e «una sorta di messaggio inquietante: chi critica il premier e il governo finisce male».