Allarme povertà. Azzardo, usura e altri fantasmi. «Percorsi protetti per rinascere»
Vivono con Gamban, il programma che blocca il gioco online sugli smartphone. In tasca solo pochi spiccioli e snocciolano a memoria la mappa dei (pochi) caffè cittadini no slot. La dottoressa li chiama “ombrellini di carta” per la loro fragilità. Lei è la sociologa Alessandra Rosa Rosa che, dopo oltre 30 anni di esperienze con le tossicodipendenze in giro per l’Italia, è entrata da alcuni anni nell’équipe di Exodus 94, una delle più vecchie tra le 34 fondazioni antiusura, piaga che a Castellammare di Stabia è legata alla diffusione dell’azzardo.
«Si comincia frequentando le sale slot ancora da ragazzi, da noi sono molto diffuse e poco regolamentate - spiega – poi si gioca compulsivamente su pc e smartphone e la vita di queste persone va in rovina. Si tratta spesso di persone depresse alle quali l’azzardo provoca una botta adrenalinica. Le conseguenze sulle famiglie sono disastrose per ragioni economiche e di relazione. Su 100 la metà si rivolge agli usurai che sono molto presenti e arrivano in casa a minacciare chi non restituisce il prestito. Noi avviamo due percorsi paralleli, uno per i giocatori patologici e l’altro per i familiari, moglie e figli più grandi»
In cosa consiste il metodo di Exodus? «Dopo i colloqui - prosegue Alessandra Rosa Rosa - e la presa in carico, c’è la fase delicata del passaggio della gestione del portafogli personale alla famiglia. Si esce di casa con i soldi per il caffè e gli indirizzi dei bar senza slot. Ricordo un uomo dal quale la moglie si era separata per i problemi di dipendenza da azzardo che ha fatto gestire il proprio stipendio ai figli non ancora ventenni che l’hanno fatto con grande dignità. Alcuni rinunciano e poi tornano. Poi la fase finale con il ritorno alla vita normale, anche se non si guarisce mai definitivamente».
Michele è uno degli ombrellini di carta. Fuma e beve 12-13 caffè al giorno. Deve molto alla moglie, che fa parte del camino neo catecumenale e ha scelto di salvare il suo matrimonio e la famiglia rivolgendosi a Exodus. «Porto nelle scuole la mia testimonianza, non mi vergogno. Ho 38 anni e ho iniziato a frequentare le sale slot a 18 con gli amici. Ho perso cifre con molti zeri, chiesto prestiti alla famiglia e agli usurai per rientrare dai debiti di gioco. Quel che mi pesa di più è il tempo perso con mia moglie e i miei figli. Soprattutto il grande, che ha 16 anni. Mi ha incoraggiato a smettere e a non vergognarmi. Ogni giorno decido di non giocare».
Exodus è partita 29 anni fa, tre anni prima dell’approvazione della legge antiusura 108. Il fondatore era Luigi De Simone, l’avvocato dei poveri . «Diceva che su quattro persone una era un usuraio – spiega Daniele Acampora, presidente di Exodus e consigliere della Consulta nazionale antiusura -, qui il fenomeno dell’usura di prossimità è diffuso per un problema culturale. Si chiedono somme abitualmente anche per le spese e le bollette. C’è molta povertà r il tasso medio degli strozzini è del 20%. In parte è coinvolta la camorra, ma non solo. Poi non c’è solo l’usura, diffusissima da Sorrento a Castellammare, Capri inclusa. Abbiamo un serio problema con l’azzardo e non abbiamo le forze per incontrare tutti».
Stando alla relazione del Libro Blu dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli le stime per il 2022 fanno toccare un record nazionale di oltre 136 miliardi di euro in giocate con 10 miliardi di incassi per l’erario. Le inchieste giudiziarie dimostrano come l’attuale organizzazione favorisca le mafie che continuano a gestire parti del settore legale e illegale. Il lockdown, secondo l’Agenzia, ha spostato l’equilibrio verso le giocate telematiche.
La raccolta fisica è crollata sotto il 40%, quella telematica ha superato il 60. Acampora non ha dubbi: «Lo Stato è un amico immorale che si permette di continuare a finanziare il gioco d’azzardo e lo usa per ricostruire dopo le alluvioni. Noi proviamo a prevenire e a incentivare la cultura all’educazione finanziaria con gli incontri nelle scuole e il gioco in scatola per ragazzi premiato dalla Caritas “La vita giocatela bene”». Come si agisce? «La legge 108 non basta se non le abbiniamo ad esempio la legge sul sovraindebitamento che consente di ristrutturare il debito. Abbiamo ascoltato oltre 100 famiglie ogni anno. Il vescovo ci dà una somma tratta dai fondi otto per mille per aiutare le famiglie colpite da azzardo e usura.
La Fondazione è qui perché c’è la Chiesa, fondamentale nel percorso». La forza è la rete tra parrocchie e fondazione, voluta da Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento- Castellammare di Stabia, proseguendo l’intuizione del predecessore Felice Cece. «Il contrasto alle due piaghe qui molto diffuse di usura e azzardo - spiega Alfano - rientra a pieno titolo nel nostro cammino ecclesiale. I parroci sono in prima linea, sono i primi cui ci si rivolge per un problema in famiglia». E la comunità civile? «A volte tende a delegare alla chiesa, siamo tutti preoccupati ma poi si fa poco. Il problema è culturale al sud. Ho benedetto per questo l'iniziativa di prevenzione per coinvolgere scuole e famiglie. Oggi diverse comunità chiedono di essere aiutati con incontri di formazione sull’azzardo. Anche l’usura, crudele e spietata, è ancora accettata e in qualche modo tollerata nella società e nella comunità cristiana dove spesso usuraio e usurato siedono sulla stessa panca a messa. Noi pastori dobbiamo essere chiari e contrastare questa mentalità».