Attualità

LAVORO. Fornero: «La riforma anche senza accordo»

Nicola Pini giovedì 2 febbraio 2012
Dopo la falsa partenza di due settimane fa, governo e parti sociali provano a rimettere in piedi la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. Il cammino resta in salita, ma il clima nel vertice di ieri a Palazzo Chigi è migliorato. Anche se il ministro Elsa Fornero ha avvertito nuovamente che la riforma si farà comunque, «con o senza l’accordo» con le parti. Un aut-aut che i sindacati hanno preferito non enfatizzare, valorizzando invece la volontà di dialogo espressa dall’esecutivo così come il fatto che il ministro non abbia imposto stavolta documenti "preconfezionati".Il premier Monti stavolta era assente, ma è tornato a farsi sentire in serata. E in modo finora inusitato: a Palazzo Chigi ha ospitato a cena i tre leader di maggioranza Angelino Alfano (Pdl), Pier Luigi Bersani (Pd) e Pier Ferdinando Casini (Terzo polo), assieme al ministro Moavero (Affari europei). Le crescenti insofferenze politiche stanno preoccupando il Professore. Che ai suoi commensali ha fatto un discorso franco: non ci si illuda ora che lo <+corsivo>spread<+tondo> è un po’ sceso, l’emergenza non è affatto passata - ha ricordato loro - e l’accordo siglato lunedì scorso a Bruxelles prevede comunque per l’Italia un piano di riduzione del debito pubblico che resta «impegnativo». Quindi, «non bisogna abbassare la guardia», a partire da quell’intervento per riscrivere le norme sull’occupazione che rimane una delle priorità indicate dall’Ue. Non a caso proprio su questa riforma il Pdl aveva chiesto subito prima garanzie a Monti: per 15 minuti Alfano, assieme all’ex ministro Sacconi e ai capigruppo Cicchitto e Gasparri, hanno voluto sentire dalla viva voce del premier e del ministro Fornero la linea ufficiale del governo, esortandolo poi a reclamare «coerenza» dal Pd. Non è escluso che analoghi incontri ci siano nelle prossime ore anche con Pd e Terzo polo.All’incontro mattutino avevano partecipato, invece, anche il ministro dello Sviluppo Corrado Passera e i viceministri Grilli e Martone. Ma è stata la Fornero a tenere saldamente la guida nel confronto con le 8 sigle presenti al tavolo. A favorire il clima anche il fatto che il governo abbia messo da parte il taglio della cassa integrazione prefigurato nel primo vertice. Resta invece tutto da sciogliere il nodo della mobilità in uscita e dell’art. 18 che tutela dai licenziamenti senza giusta causa. È attorno alla possibilità di trovare una mediazione su questo tema che si gioca l’esito della partita. Il governo non rinuncia a intervenire, spalleggiato da Confindustria. I sindacati fanno muro. Nelle tre ore di riunione Fornero ha parlato della riforma come di «un treno che l’Italia non può perdere» e ha ricordato che ci sono precisi «vincoli con l’Europa». Registrato un «clima positivo e di collaborazione», ha aggiunto che le parti «proseguiranno il dialogo per definire un insieme di strumenti» per sostenere le priorità della riforma: la lotta alla disoccupazione giovanile, l’aumento dell’occupazione femminile, una spinta all’aumento dei livelli retributivi. Un percorso che prevede tra l’altro la «lotta alla flessibilità cattiva» e la «valorizzazione di quella buona per incoraggiare gli investimenti», il riordino delle tipologie contrattuali e degli ammortizzatori sociali. Il ministro ha sottolineato la «piena disponibilità all’ascolto» insieme alla «determinazione a fare una riforma incisiva» in «solo 2-3 settimane, più due che tre».I sindacati non si fanno troppe illusioni. Il confronto andrà avanti nei prossimi giorni a livello informale. Tra 7, massimo 10 giorni, nuovo vertice plenario. «L’approccio è stato migliore» dell’altra volta, ha commentato il leader Cisl Raffaele Bonanni, invitando il governo a «moderare i toni e dare una disponibilità che mi è sembrata esserci». Il sindacato, da parte sua, «ci sarà». E Susanna Camusso (Cgil) «prende per buone» le rassicurazioni del governo a voler «fare un accordo». Nel merito il governo ha rassicurato che le diverse forme di cassa integrazione verranno mantenute nel periodo di crisi e che non intende abolire la cig straordinaria nemmeno successivamente. Sull’articolo 18 il ministro ha confermato che si dovrà cambiare: «Non ne abbiamo chiesto l’eliminazione, né lo difendiamo così com’è», ha spiegato. Per i giovani l’obiettivo è un contratto a progressiva stabilizzazione, con indennizzo per i licenziati proporzionale all’anzianità.