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«Jobs Act». Lavoro, il piano Renzi piace all'Europa

Roberta d’Angelo venerdì 10 gennaio 2014
Parte con la marcia giusta il Jobs Act di Matteo Renzi. È ancora solo una bozza, ma l’Europa lo promuove. «Sembra vada nella giusta direzione, auspicata dall’Ue», perché è in grado di dare «dinamismo e inclusione» al mercato del lavoro in Italia, commenta il commissario europeo per l’Occupazione e gli affari sociali Laszlo Andor, che attende di «vedere i dettagli». Non tutti sono altrettanto curiosi e sicuramente molto più scettici sono i commenti in arrivo da Palazzo Chigi, dove il ministro del Lavoro Enrico Giovannini legge tra le righe renziane un percorso che prevede «investimenti consistenti». Non lo dice, dunque, ma in tempi di vacche magre, c’è chi lo considera un «libro dei sogni». Andor, però – a Roma per incontrare il premier Letta – ci punta. Bisogna rendere il mercato del lavoro più «dinamico ed inclusivo, affrontando i temi delicati della disoccupazione giovanile e dell’occupazione delle donne», dice. E il problema italiano, spiega il commissario, sarebbe proprio in quella «eccessiva segmentazione del mercato del lavoro» che il segretario del Pd intende superare. Una soddisfazione non da poco per il leader pd, che non trova altrettanto entusiasmo nel governo. Una proposta non nuova, per Giovannini, che comunque attende: «Va dettagliata meglio», dice. Nel passato, ricorda il titolare del Lavoro, «vi sono state due proposte contrapposte: una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro al’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando».Sembra aver capito, invece, Angelino Alfano, per il quale il «"Jobs Act is the same old soup", è la stessa zuppa di sempre».Più articolato il giudizio di Scelta Civica, affidato al suo esperto Pietro Ichino, per il quale il contratto unico con una sospensione dell’articolo 18 nel primo periodo sarebbe «un passo avanti nella direzione giusta», anche se «c’è il rischio che tutto questo costituisca un tributo ancora troppo alto al vecchio modello del rapporto di lavoro ingessato e che, in un periodo come questo di gravissima incertezza circa il futuro anche a breve, il contratto a termine resti preferibile per le imprese, anche se non nella stessa misura in cui lo è oggi». Nettissima la bocciatura di Forza Italia. Per Renato Brunetta il piano renziano «sembra scritto da dilettanti allo sbaraglio, un po’ furbetti, un po’ opportunisti, sicuramente molto pasticcioni, che a un certo punto si sono dovuti fermare perché non riuscivano ad andare avanti». Motivo per cui, ironizza il capogruppo azzurro, si sarebbe aperto al contributo esterno. Perplessità nel merito anche da Cgil e Uil, che apprezzano però l’inizio del dibattito sulla bozza fiorentina, su cui invece si dice a favore il leader della Cisl Raffaele Bonanni. Un dibattito aperto, insomma, destinato a surriscaldarsi ancora.